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Una onorevole sforbiciata

Giulio Tremonti in aula della Camera dei Deputati

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Molti credono che affrancare francobolli sia un'attività semplice. Persino economica. Del resto - si dirà - è sufficiente una inumidire il tagliando e via. E invece no. Non è così semplice. Non a Montecitorio, per lo meno. Gli uffici della Camera dei deputati, infatti, sono dotati di (almeno) una affrancatrice postale. Data la mole di lettere da gestire la cosa è più che normale, ma, sapete quanto ci costa ogni anno il servizio di manutenzione e assistenza tecnica per questa "inumiditrice automatica" di francobolli? Ben 3.706 euro. Niente di male, per carità. Nessun intento demagogico latente ma, dopo la decisione di Giulio Tremonti di dare una sforbiciata ai costi della politica, dare un'occhiata ai conti di Camera e Senato è d'obbligo. Giusto per vedere su cosa il ministro dell'Economia potrà sfoderare le sue - temutissime - forbici. Stando ai dati sulle collaborazioni e le consulenze della Camera dei deputati vigenti al 1° gennaio 2010 e l'elenco delle ditte con le quali sono in corso contratti di lavori, forniture e servizi, Montecitorio l'anno scorso ha speso quasi 140 milioni di euro (senza considerare le indennità per i deputati, i vitalizi agli ex e gli stipendi dei portaborse aggiunti i quali si supera il miliardo). La voce più imponente è quella che riguarda gli affitti e gli oneri condominiali. Oltre a Montecitorio - insufficiente - i deputati hanno a disposizione circa una dozzina di altri palazzi. Tra locazione e spese di portineria se ne vanno circa 54 milioni di euro, cui vanno aggiunti, ovviamente, le bollette per luce, gas, spese condominiali, etc. Costoso anche il capitolo "informatica". Nonostante tutti e 630 i deputati abbiano ormai un iPad personale - viene dato loro dal gruppo parlamentare cui appartengono - vengono spesi più di dieci milioni e mezzo di euro l'anno in hardware, software, manutenzione e consulenze varie. Probabilmente, tuttavia, non è in questa voce di spesa che si concentrerà Tremonti. Come non suggerirgli, però, di dare un'occhiata - e una sforbiciata - ai 10mila euro spesi ogni anno per «il programma di monitoraggio della eventuale presenza di gas radon all'interno degli immobili della Camera dei deputati»? Parliamo di un gas inodore e incolore, ma pericoloso per la salute umana. Quindi un controllo ogni tanto è sacrosanto. Ma possibile che non esista nulla di più economico? C'è di più. Lor signori di Montecitorio si concedono parecchie consulenze che ai comuni mortali spesso non vengono garantite. Ci sono ad esempio «il monitoraggio delle funzionalità e dell'adeguatezza normativa delle aree attrezzate per fumatori» (48 mila euro), «la verifica dell'ergonomia dei luoghi di lavoro» (19 mila euro), «il controllo della qualità di servizi di ristorazione» (126 mila euro). Andando poi alle cose pratiche - e volendo lasciar perdere il capitolo auto blu e simili, già affrontato dal titolare dell'Economia - qualcosina si potrebbe tagliare, ad esempio, per quel che riguarda la «fornitura di agende e agendine» (400 mila euro l'anno), i 150 mila euro spesi in carta «speciale» (quella normale no?) o i 16 mila investiti per «reggilibri e inserti di cartone». Menzione a parte meritano i 590 mila euro spesi nei corsi di lingue straniere. Di questi, 290 mila sono stati destinati alle lezioni di spagnolo e inglese per il personale. I restanti 300 mila per insegnare ai deputati il russo. Che dire, speriamo che nessuno dica alle Iene di fare qualche test di verifica... A Palazzo Madama le cose non vanno poi così diversamente. Il Senato ha speso nel 2010 quasi 19 milioni di euro (sempre tralasciando indennità, stipendi e pensioni varie). Qui la manutenzione delle affrancatrici postali costa "solo" 1052 euro. Servono quasi 4 milioni e mezzo per gli affitti e 7 milioni 300 mila euro per tutto quello che è «informatica». Paghiamo ai 315 senatori un'assicurazione sulla vita, che ci costa 2 milioni 953 mila euro l'anno. Tra pedaggi, biglietti aerei, ferroviari e navali il conto che viene presentato per il 2010 supera il milione e mezzo di euro. In comunicazione, tra servizi tv, stampa, abbonamenti alle agenzie e ai quotidiani Palazzo Madama spende oltre 7 milioni. Per la manutenzione invece - che viene divisa in «straordinaria», «ordinaria» e «generale» arriviamo quasi a 2 milioni. Anche ai dipendenti di Palazzo Madama viene assicurata la «formazione»: corsi di tedesco, francese e inglese. Niente lingue straniere per i senatori. Giulio è avvisato. Non fosse altro che per par condicio quelle lezioni di russo (300 mila euro, ribadiamo) forse andrebbero riviste. Anche i deputati più a Sinistra, probabilmente, se ne farebbero una ragione.

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