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La promessa mancata: abolire le Province

Il leghista Roberto Maroni

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In tutto sono 110 e ognuna costa, in media, agli italiani, 1,1 milioni di euro l'anno. In periodo di campagna elettorale tutti sono ben disposti a prometterne l'abolizione ma immancabilmente quando alle parole devono seguire i fatti il responso è sempre quello: le Province non si toccano. Anzi. Ad oggi, infatti, al posto di mandarle in pensione c'è chi deposita in Parlamento la richiesta per crearne di nuove. Un circolo vizioso, fatto di annunci e smentite, che, quando torna alla ribalta la questione dei costi elevati della politica, punta il dito contro quegli enti visti come zavorre per l'Italia: in primis le Province. Sì, proprio quelle che, secondo gli ultimi dati dell'Eurispes, se venissero soppresse farebbero risparmiare alle casse dello Stato ben 10,6 miliardi di euro all'anno. L'ultimo in ordine cronologico a chiederne ufficialmente l'abolizione è stato il partito di Antonio di Pietro (l'Idv è l'unico partito che non ha nessuna presidenza di Provincia, ndr) che mercoledì scorso durante la Conferenza dei capigruppo della Camera, ha preteso di riprendere l'esame della propria proposta di legge per l'abolizione delle Province. Una cosa che il presidente Gianfranco Fini si è impegnato a inserire nel calendario dei lavori per inizio luglio. Eppure, nonostante ci sia anche il parere favovevole di alcuni deputati del Pdl, la proposta di legge rischia di essere nuovamente cassata come già successo in passato. Per la maggioranza infatti sarebbe troppo pericoloso votare una proposta che proprio la Lega ha sempre osteggiato. Il primo a esporsi in tal senso fu proprio il Senatùr il 17 giugno di un anno fa quando in Transatlantico bocciò l'idea: «Le Province sono una questione di identità che non si può cancellare. Inoltre chi non lavorerebbe più in quell'ente andrebbe a finire in Regione per cui i risparmi non ci sarebbero». Una cosa ribadita qualche mese dopo (era il 12 settembre) dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni che, nel ribadire la propria contrarietà all'abolizione, entra nello specifico: «Si dice: aboliamo le province e risparmieremo 40 miliardi di euro, ma non è così. Anzi, abolendole, per esempio, dovremmo rinunciare alla protezione civile locale». Eppure, anche all'interno della Lega c'è qualche voce fuori dal coro.  E se a parlare è il vicesindaco «sceriffo» di Treviso, Giancarlo Gentilini, allora il partito non può che far finta di nulla: «Sono nemico giurato delle Province che sono superflue. Credo che tutti i loro poteri debbano essere dati ai singoli sindaci». Nel Pdl intanto monta la protesta. Ed è l'ex ministro Claudio Scajola a scendere in campo per evitare che sia solamente l'Idv a prendersi i meriti di portare avanti una campagna che dal punto di vista elettorale trova, senza ombra di dubbio, il consenso della stragrande maggioranza degli italiani. E così l'esponente del Pdl torna al 2008 ricordando che «nel programma elettorale figurava l'abolizione delle Province». In verità il programma del partito faceva riferimento a quelle «inutili» ma ciò che è interessante nel discorso di Scajola è il riferimento al risparmio che deriverebbe dalla loro soppressione: «Alcuni sostengono che i risparmi sarebbero limitati. Ma siamo sicuri che sia così? La Fondazione liberale Bruno Leoni ha calcolato per esempio che l'abolizione delle Province farebbe risparmiare almeno due miliardi, redistribuendo i dipendenti e le funzioni tra Regioni e Comuni. Secondo altre stime, i risparmi sarebbero addirittura superiori».

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