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L'occasione di Alfano

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Angelino Alfano

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Siamo in trepida attesa che dallo sconquasso elettorale emerga un'idea di partito. Dal "botta e risposta" tra Quagliariello e Sechi sul Tempo è venuta fuori in maniera evidente questa impellente necessità che non è stata affrontata dalle varie conventicole che popolano il Pdl impegnate in estenuanti riunioni notturne più simili a sedute di autocoscienza che a confronti politici. Senza avere ben chiara la posta - il destino del partito berlusconiano - tutto sembra vano, dalle primarie alla nuova legge elettorale. Fin qui la confusione tra strumento politico e governo ha impedito che il primo svolgesse una funzione di elaborazione e di supporto all'azione dell'esecutivo. È tempo di cambiare l'ordine delle cose e di promuovere un'organizzazione sul territorio che faccia crescere - attraverso i nuovi strumenti di comunicazione di massa - una ben chiara visione del mondo sulla quale forgiare il movimento che dovrebbe inventare politiche nuove riscaldando i cuori degli elettori, piuttosto che accontentarsi di continuare ad essere il contenitore nel quale si confrontano, astiosi, gli scontenti di tutte le sfiorite primavere politiche. Insomma, nella relazione con la quale speriamo apra una stagione nuova, Alfano, segretario politico designato e in carica dal primo luglio, dovrà comunicare non solo al "suo" popolo, ma a tutti gli italiani, quale sarà il partito, su quali idee si fonderà, come avverrà la selezione della classe dirigente centrale e periferica ed in che modo intenderà ricucire lo sbrindellato blocco sociale che per anni è stato la vera forza del centrodestra. Il compito è arduo; ma sappiamo che il numero uno del Pdl avrà a cuore la collocazione culturale del soggetto che guiderà, consapevole che senza una concezione legata ad un patrimonio valoriale non è possibile esprimere una forza elettorale che raccolga quell'Italia profonda impastata di tradizioni vive e di tensione verso la modernità. Questa è l'immagine reale di un Paese nelle cui fibre scorre la linfa di un conservatorismo dinamico che un partito come il Pdl non può trascurare e deve volgere in proposta politica seguendo il filo di una storia composita frutto delle soggettività che hanno concorso a formarlo. Alfano ha davanti a sé un percorso che può compiere con relativa facilità e con buone possibilità di successo: basta che metta fine al potere delle piccole e grandi oligarchie che hanno frenato l'espansione del partito verso quelle aree dove la formazione del consenso avviene attraverso elementi culturali e comunicativi rivoluzionari. La partecipazione decidente, le forme di democrazia diretta, l'integrazione del web con la politica sono prodotti di una modernità che dovrebbe esaltare, non avvilire, un partito le cui origini sono tutte nella dinamicità mostrata da chi l'ha pensato come organo di intervento delle masse nelle istituzioni. Non si capisce perché dovrebbe adesso piegarsi a logiche di piccolo cabotaggio mentre fuori di esso si attende ben altro: l'innesco di una passione politica che passi attraverso il sorriso di giovani che hanno il diritto di sognare, la speranza di donne che non vogliono rinunciare al protagonismo, un popolo che non vorrebbe vedere avvilite le proprie ragioni per inseguire mode effimere e stili di vita che nulla hanno a che fare con le sue radici storiche e culturali. È quanto ci si aspetta dal partito nuovo. Alfano lo sa. E sa pure che è l'ultima possibilità per il Pdl di riemergere dalla depressione.

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