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Giovani e internet dietro la vittoria dei sì

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Social network e giovani. Sono queste le armi in più che hanno permesso l'affermazione del "sì" ai quattro referendum. Una miscela letale per chi sperava che gli elettori disertassero le urne. "Nessuno può misurare l'impatto di un sistema di comunicazione su un evento come quello elettorale", premette il professor Alberto Marinelli, docente di Scienze della Comunicazione all'Università la Sapienza di Roma. "Facebook è un canale orizzontale le cui potenzialità stanno nel rapporto fiduciario che lega chi lo utilizza". È questo rapporto fiduciario a permettere ai social network di surclassare qualsiasi spot elettorale, qualsiasi strumento di propaganda: una cosa è trovarsi un estraneo alla porta con un volantino in mano, altra è trovarsi al caffè con un amico con cui si è soliti condividere dei punti di vista. E da cui si accettano volentieri consigli.  Quando l'amico è legato, attraverso una rete come quella di internet, a un altro amico sconosciuto al primo e questo a un altro ancora e così via, il sistema diventa imbattibile per qualsiasi 'fabbrica del consenso'. "Facebook recupera e mette in rete questa dimensione relazionale e ad utilizzarlo sono i soggetti che si trovano più a disagio, la parte più giovane e attiva della popolazione. E il mezzo è in totale sintonia con questo disagio". Non che la televisione sia stata scalzata dal suo ruolo di veicolo di consensi. E' il target che cambia: "La tv è più congeniale all'elettore a cui si rivolge il nostro presidente del Consiglio - aggiunge Marinelli - il social network si rivolge a un elettore diverso".  Guardiamo a quanto avvenuto in Nord Africa: "In quel caso c'era una grande sofferenza da parte della popolazione più giovane che è anche la più attiva su questo tipo di media". Tuttavia, "quando in un referendum vota molto più del 50 per cento della popolazione anche il ruolo dei social network passa in secondo piano rispetto al bisogno di chiarezza verso il futuro richiesta dai cittadini. Una chiarezza che, dieci anni fa, era impersonata da Silvio Berlusconi e che oggi non lo è più". NUCLEARE E ACQUA: TEMI COMPRENSIBILI DA TUTTI La vittoria dei "sì" è anche "una vittoria dei nuovi media - sottolinea Domenico De Masi, professore di sociologia del lavoro all'Università La Sapienza -con una campagna referendaria basata sull'uso di internet dove i social network hanno avuto un peso e un valore che alla fine ha portato a raggiungere il risultato che tutti oggi hanno sotto gli occhi". "Per la prima volta in una consultazione italiana - spiega il sociologo - sono entrati così prepotentemente in gioco i nuovi media. Un referendum che con il suo risultato rappresenta una svolta. La televisione, l'arma forte del premier, è stata surclassata dalle nuove tecnologie, che non permettono bluff, che sono democratiche per definizione. Questa volta i digitali hanno vinto sugli analogici". "Un insieme di elementi che hanno giocato a favore della politica di base e di una politica giovane. Non è possibile dividere questo dato - spiega il sociologo - da quello politico, perché si è trattato, in ogni caso, di un referendum sul governo. Il rapporto tra chi è si è recato alle urne e ha votato sì è evidente. Un referendum 'aiutato' anche dai quesiti, perché nucleare e acqua, sono temi semplici, comprensibili a tutti e che toccano tutti".  

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