Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Gheddafi chiede la tregua. Nello Yemen è strage

Esplora:
Gheddafi

  • a
  • a
  • a

La primavera araba assomiglia sempre più all'inverno. Un inverno di sangue. In Libia i combattimenti non si fermano e Gheddafi continua a resistere anche se ieri ha chiesto l'intervento dell'Onu per un cessate il fuoco. In Siria, il regime di assad continua a reprimere con la forza le proteste. E nello Yemen ormai è guerra civile. Tripoli chiede un cessate il fuoco, la Nato smentisce di aver ricevuto alcuna notizia ufficiale in proposito mentre le proposte libiche sarebbero arrivate ad alcuni governi, tra i quali quello spagnolo: non sembra dunque ancora vicina una svolta alle operazioni sul terreno, tanto più che il governo libico ha escluso l'addio di Muammar Gheddafi, condizione posta dai ribelli, e anche da alcuni leader al vertice francese del G8, per accettare un'intesa politica. Il governo libico ha reso noto di aver chiesto alle Nazioni Unite e all'Unione Africana di fissare una data e un'ora precise per un cessate il fuoco e di inviare degli osservatori. L'esecutivo spagnolo ha in particolare confermato di aver ricevuto un messaggio da Tripoli nel quale si propone di «raggiungere un accordo per ottenere un cessate il fuoco». Il regime libico ha già in passato fatto dichiarazioni simili, per poi proseguire gli attacchi contro la popolazione civile: un modo per allentare la pressione per dare poi forza all'offensiva contro i ribelli. A Sanaa, capitale dello Yemen, nelle ultime ore i morti si contano a decine, falciati dal fuoco di armi pesanti. Il tempo della mediazione sembra finito: le forze governative hanno ingaggiato battaglia con i miliziani del potente leader tribale Sadek al Ahmar, sceso a fianco della vasta parte della popolazione yemenita che da quattro mesi chiede con manifestazioni oceaniche le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 33 anni. Le forze fedeli al presidente hanno dispiegato carri armati e fanno uso di artiglieria pesante, mortai e persino missili dalle colline che circondano la città. La situazione è degenerata domenica, quando per la terza volta il presidente ha fatto retromarcia e si è rifiutato di firmare un accordo mediato dai Paesi del Golfo che avrebbe sancito la sua pacifica uscita di scena, in cambio dell'immunità.Tutti gli occidentali vengono invitati dalle loro ambasciate a lasciare il Paese e centinaia di civili hanno iniziato a fuggire dalle violenze. Ora si pensa a un intervento dell'Arabia Saudita per giungere a un cessate il fuoco e per non consegnare il Paese alle milizie di Al Qaeda.

Dai blog