Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Zapatero ko, la sinistra italiana perde il suo idolo

Il primo ministro spagnolo Zapatero

  • a
  • a
  • a

La sconfitta era nell'aria. L'epilogo previsto e prevedibile di un discesa iniziata tempo fa. Eppure a guardarlo dopo che i dati sono diventati ufficiali, lo tsunami elettorale che ha travolto il primo ministro spagnolo Josè Luis Zapatero e il suo Psoe, fa una certa impressione. Dieci punti di distacco dai Popolari (27,79% contro 37,53%) e fine del dominio in feudi storicamente socialisti come Castiglia La Mancia, Barcellona (caduta dopo 32 anni di governo) e Siviglia. È il peggior risultato nel dopo Franco. Zapatero aveva già annunciato un mese fa l'intenzione di lasciare alla fine della legislatura prevista per marzo 2012 e dopo la disfatta ha ribadito che non è sua intenzione dimettersi e anticipare le elezioni. Ma mentre i Socialisti si preparano ad avviare già da sabato le primarie per la successione, il terremoto spagnolo ha i suoi inevitabili riflessi sull'Italia. Perché oggi i Democratici nostrani tacciono, ma nel marzo 2008, quanto Luis veniva rieletto dopo i primi quattro anni di governo, era a Madrid che guardavano come modello da seguire. Al punto che il sito del Pd salutava la vittoria con un «Se puede hacer», traduzione castigliana del «Si può fare» veltroniano. E Piero Fassino non aveva dubbi: «È la conferma che gli elettori considerano più credibile e affidabile il riformismo perché l'unico in grado di tenere insieme modernità e diritti». Alla vigilia di quelle elezioni spagnole, in Italia ci si chiedeva addirittura se Zapatero fosse più vicino al Pd o alla Sinistra Arcobaleno. Con tanto di botta e risposta tra esponenti dei due schieramenti che ne rivendicavano la «proprietà». Ma la vittoria dei socialisti iberici non portò fortuna al Pd. Non ci fu alcun «traino» e Silvio Berlusconi vinse agevolmente le Politiche. Poi arrivarono la crisi economica, la disoccupazione in ascesa e la Spagna cominciò la sua inesorabile caduta. Che, in un sol colpo, ha travolto Zapatero e i sogni di gloria del Pd. Ora costretto, per l'ennesima volta, a trovare un nuovo modello da inseguire.

Dai blog