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Pdl e Lega alla prova del dopo-voto

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Silvio Berlusconi

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Certificata la sconfitta a sorpresa al primo turno con il voto a sorpresa che manda Milano al ballottaggio con Letizia Moratti e il Pdl nel ruolo inatteso di sfidanti, con 6,5 punti percentuali di distacco dal vincitore del centrosinistra Giuliano Pisapia (48,4% dell'avvocato di Sel contro il 41,5% della signora sindaco uscente), la chiusura dello scrutinio meneghino conferma la secca sconfitta del premier Silvio Berlusconi. Sceso in campo in prima persona come capolista al Comune del suo partito, ha dimezzato le preferenze rispetto a quattro anni fa: 27.972 i voti per lui, contro i 53.297 del 2006. Una debacle a cui lui per primo non aveva minimamente pensato: "Sarò sconfitto se non avrò almeno 50 mila voti sul mio nome", aveva detto nei giorni scorsi. Come per lui, sconfitta sonora nelle urne anche per Roberto Lassini, l'uomo dei manifesti "via le Br dalla Procura", sul cui successo antiprocure contavano i falchi del Pdl. Una sconfitta inattesa e sonora, insomma, che offre ampia materia di riflessione per il Premier che ha convocato oggi a Roma lo stato maggiore del suo partito. Le cui diverse anime sono in fermento.   SCAJOLA: BISOGNA CAMBIARE Claudio Scajola, fra gli altri, è già in prima linea già a chiedere verifica e chiarimento interno: "Bisogna cambiare", ha detto l'ex ministro. Prima di volare a Roma e riunire il Pdl, Berlusconi ha incontrato Letizia Moratti per un cambio di registro della campagna elettorale a Milano per ils econdo turno che in molti danno per certo. "Il voto - ha commentato la sconfitta di ieri la signora sindaco uscente- ha dato un segnale e una lezione politica su cui tutti ora dobbiamo riflettere". "Il risultato di Milano è quello che ci aspettavamo, ma all'incontrario...", ha detto il coordinatore Pdl Denis Verdini. Ma non è solo un problema interno al suo partito, quello del Premier. Non è stata smentita la "telefonata gelida" con Umberto Bossi di ieri sera. E il silenzio di Umberto Bossi,prima chiuso a lungo con il solo Salvini in via Bellerio poi raggiunto dallo stato maggiore del Carroccio per un summit sui risultati definitivi, è un segnale di cui il Cavaliere conosce bene le potenzialità esclusive. IL CARROCCIO Lo stato maggiore del Carroccio da ieri si affaccia in tv a dire che ora per la Lega conta solo il ballottaggio di Milano: i conti politici, insomma, si faranno dopo il 29 Maggio. E molto dipenderà se la città della Madonnina passerà o no nelle mani di Pisapia e centrosinistra. Fino ad allora resteranno con ogni probabilità 'congelate' la verifica parlamentare sul Governo chiesta da Napolitano dopo l'ingresso dei sottosegretari dei Responsabili e il cammino parlamentare di molte delle riforme messe in cantiere da Governo e centrodestra per la seconda parte della legislatura. Ma le prime due settimane di Giugno, a risultati del secondo turno di Milano acquisito, diventeranno cruciali. Il voto parlamentare sul Governo prima e l'annuale raduno di Pontida subito dopo diranno con chiarezza Bossi da che parte ha deciso di portare il Carroccio, in nome del federalismo. Quanto al centrosinistra, un Pisapia galvanizzatissimo dall'inatteso successo ha già ripreso il suo porta a porta con milanesi. E in diluvio di dichiarazioni in tv ha già fatto appello agli elettori di terzo polo e grillini per conquistare insieme Palazzo Marino e dare la spallata finale al berlusco-leghismo. Fini-Casini-Rutelli hanno già annunciato che agli elettori lasceranno libertà di coscienza, senza nascondere la speranza di un risultato finale che metta ko Berlusconi. Bersani e Vendola, infine, sono chiamati nelle prossime ore a decidere come concrettizsare l'annunciato e scontato sostegno a Napoli a De Magistris contro Di Pietro. Il coordinamento del Pd valuterà il voto e trarrà le sue conclusioni oggi stesso. Ma su Napoli, forse ancor più che su Milano, a fare la differenza sarà con anche quel quasi 5% di elettori che ha votato terzo polo e che da oggi, assicurano Fini-Casini-Rutelli, sono svincolati dai rispettivi partiti.  

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