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Bersani rilancia l'ammucchiata anti-Cav

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Il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani

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Sono quasi le 19. Pier Luigi Bersani si presenta davanti ai giornalisti per commentare il voto amministrativo. I primi dati ufficiali che arrivano dallo scrutinio confermano la tendenza delle proiezioni. Piero Fassino sarà sindaco di Torino e, soprattutto, Giuliano Pisapia è riuscito nell'impresa di portare Letizia Moratti al ballottaggio, mentre a Bologna il candidato democratico Virginio Merola non è stato travolto dell'ondata leghista. Non è il momento di essere scaramantici, meglio buttarsi. «I dati che ci arrivano - esordisce il segretario - segnalano significativamente che vinciamo noi e perdono loro. C'è un'inversione di tendenza un po' ovunque con un vento del Nord contro il globo Pdl-Lega. La sfida lanciata da Berlusconi si è rivelata un boomerang». L'entusiasmo è ovviamente alle stelle. Alla vigilia Bersani aveva fissato il suo obiettivo: due vittorie al primo turno e due ballottaggi. Lo scenario è più o meno questo anche se il segretario sa bene che non è tutto oro ciò che luccica. Se il Pd può cantare vittoria, infatti, deve ringraziare soprattutto Nichi Vendola. Ora è facile salire sul carro di Pisapia, ma se fosse stato per i Democratici l'avvocato milanese non avrebbe corso alle comunali. A Napoli, poi, la sconfitta è stata netta e inequivocabile. Nonostante 18 anni di governo ininterrotto della città il candidato del Pd Mario Morcone non è arrivato al ballottaggio scavalcato nettamente dall'Idv Luigi De Magistris. Insomma anche qui il risultato positivo non è certo merito di Bersani & Co. Non solo, ma mentre un po' ovunque crolla il Terzo Polo (che Bersani corteggia da tempo), i grillini toccano il 10% nella «rossa» Bologna e superano il 3% a Milano dove possono essere decisivi. Ed è difficile non pensare si tratti di voti strappati al Pd. Letto in chiave nazionale, quindi, il voto amministrativo sembra dimostrare che, nonostante i proclami di vittoria, il nodo da sciogliere a via del Nazareno è sempre lo stesso: con chi allearsi? È sufficiente l'asse con Sel e Idv per costruire l'alternativa al Cavaliere? È giusto corteggiare un Terzo Polo che, per ora, è poco più di un Udc allargato? Come conquistare il voto di protesta di coloro che considerano Pdl e Pd come due facce della stessa medaglia? È forse con in testa queste domande che Bersani rimette sul tavolo l'idea di una «Santa alleanza» anti-Berlusconi. E lancia appelli ad ogni forza politica. A partire dalla Lega. «A questo punto la Lega faccia una riflessione - spiega - perché il voto di Milano dimostra che si è aperta un'incrinatura fortissima tra il centrodestra e i suoi elettori che non può non portare a una crisi Pdl-Lega. Si sta aprendo una nuova fase politica ed è evidente che il governo non è in grado di governare ed è inutile che dopo le elezioni provino a rabberciare». Poi tocca a Napoli e all'Idv: «Ora lavoreremo per riunire il centrosinistra incoraggiati dal fatto che Lettieri ha ottenuto un risultato molto basso. Il centrosinistra al ballottaggio è in grado di vincere». Quindi è la volta del Terzo Polo: «Il messaggio del Pd era, è e sarà creare l'alternativa a Berlusconi per ricostruire il Paese con una convergenza tra forze progressiste e moderate. Questo schema non ci ha portato male e resta e sono sicuro che gli elettori capiscano perché parliamo di Italia. Il Pd vuole fare da centrocampo ad una operazione di ricostruzione perché il dopo non sarà semplice perché saranno state lesionate alcune mura portanti delle nostre istituzioni». E si finisce con il grillini: «Al movimento di Grillo voglio rivolgere un messaggio. Non si può stare sempre nell'infanzia e se si diventa un soggetto politico bisogna tirare le somme e decidere. Ci rivolgiamo ai grillini per dire che noi possiamo migliorare ma non siamo uguali agli altri e a questo movimento ci rivolgiamo in modo amichevole ma rigoroso». Insomma, il progetto è sempre lo stesso: tutti insieme appassionatamente. Anche se dopo aver vinto la prima battaglia, ora c'è da vincere la guerra. L'appuntamento è per domenica 29 e lunedì 30, e Bersani non ha dubbi: «Se dopo i ballottaggi noi ci rafforzeremo, la crisi politica del Governo che c'è già si acuirà e può arrivare ad un punto di rottura». Anche se per ora il segretario del Pd si accontenta: «Non chiedo l'ora X ma un segnale forte di cambiamento, un cambio di fase e che da domani non si parli più dei problemi di Berlusconi ma dei problemi degli italiani».

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