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La Lega si smarca e punta su Bologna

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.Le prossime elezioni saranno una ghiotta occasione per fare il punto della situazione. Un'opportunità che la Lega non intende lasciarsi sfuggiare soprattutto perché, stando alle previsioni, il partito di Bossi dovrebbe aumentare i consensi. Un successo da prendere al volo e che i Lumbard potrebbero usare sia per ridefinire gli equilibri nel centrodestra, sia per dimostrare alla sinistra come la linea gotica che relegava la Lega a nord del Po sia stata ormai valicata con la conseguente discesa nelle cosiddette «regioni rosse». Una duplice strategia dettata da Bossi che ha deciso di spaccare l'asse con il Pdl in molte città del Nord e la volontà di imporsi sul Pdl nell'Emilia Romagna. Nel primo caso era indispensabile, pur salvaguardando l'alleanza a Torino e Milano, dare una risposta alla propria base sempre più stanca di vedere il partito relegato a semplice ancora di salvezza del premier. Un malcontento dilagante che la Lega potrebbe pagare in termini di consenso ma che i vertici di via Bellerio sperano di arginare dimostrando di fare la voce grossa correndo soli in molte città del Nord, soprattutto in Veneto (terra dove la Lega alle scorse Regionali ha incassato il dato record di 35,15% dei consensi) o imponendo i propri candidati alla coalizione come è successo a Bologna. Ed è proprio nel capoluogo emiliano che la Lega si gioca la propria battaglia. In campo c'è il segretario cittadino leghista Manes Bernardini che già l'anno scorso, portando la Lega all'8,57% dei voti espressi in città, si è conquistato un posto in consiglio regionale. Una candidatura sostenuta dai «berluscones» che, ad oggi, conterebbe, secondo i sondaggi, sul 30% dei consensi. Una percentuale che non permetterebbe al centrodestra di conquistare la poltrona di sindaco ma che i nordisti hanno già messo in conto. E infatti i loro veri obiettivi sono altri: in primis dimostrare che l'elettorato del centrosinistra inizia a votare Lega e poi, riuscire a prendere più voti del Pdl in una terra difficile da «conquistare». E così si spiega anche il diverso interesse manifestato dai leghisti verso la campagna elettorale. Infatti, se a Milano, vengono accusati di essere freddi e di non sostenere come dovrebbero Letizia Moratti, a Bologna si preparano a scendere in campo in modo massiccio: il ministro dell'Interno Roberto Maroni sarà sotto le Due Torri il 6 maggio; l'8 sarà la volta di Umberto Bossi accompagnato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e, il 13 con Roberto Calderoli, che chiuderà la campagna elettorale.

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