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Bindi ha fretta di chiudere. Deve andare in tv

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Èquello andato in scena mercoledì sera nell'Aula di Montecitorio. Sui banchi parlamentari il fiorentino Denis Verdini, sullo scranno più alto la senese Rosy Bindi. La lunga seduta che ha approvato il processo breve è terminata. Sono quasi le 21, ma proprio nell'emiciclo deserto, comincia una discussione su ciò che è accaduto qualche ora prima quando Fabrizio Cicchitto, durante la sua dichiarazione di voto, è stato attaccato dal Pd al grido di «P2, P2». Tra i deputati che gridavano c'era anche la Bindi. Che finisce sotto processo. Rosy si difende. Forse le sfugge qualche parola di troppo. Il Pdl la accusa di violare la terzietà della sua carica definendo Cicchitto «indegno» (ieri il capogruppo del Pdl ha chiesto a Fini di intervenire ndr). I banchi tornano a riempirsi e la seduta si prolunga. Ad un certo punto la presidente diventa quasi implorante: «Chiedo se è possibile cercare qualche collega perché purtroppo dovrei lasciare la Presidenza dell'Aula per impegni precedentemente assunti, perché nessuno di noi pensava questa cosa». Interviene Verdini: «Lei può porre fine a questa storia, lo può fare velocissimamente con un atto di umiltà». Bindi traccheggia poi cede. Denis vince il duello. Sono le 21.15. E la domanda nasce spontanea: dove doveva correre Rosy? In fondo martedì la vicepresidente aveva addirittura concesso tempo aggiuntivo all'opposizione beccandosi l'accusa di favorirne l'ostruzionismo. La risposta mezz'ora dopo quando Bindi ha fatto la sua apparizione nello studio di Porta a Porta. Nic. Imb.

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