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Sarkozy chiama Berlusconi

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Il Cav è al lavoro. Il suo «ghe pensi mi» - in barba a quanto sostiene l'opposizione - a Lampedusa funzionerà eccome. in fatto di immigrazione è più che mai attuale. Arginare una volta per tutte quello che lui stesso ha definito uno «tsunami umano» proveniente dai Paesi del Nord Africa e arrivare a una gestione concretamente europea della crisi umanitaria in atto: questi gli obiettivi. Il primo punto Berlusconi lo ha già segnato. Dopo giorni di «gelo» tra Italia e Francia, ieri a Palazzo Chigi è arrivata una telefonata dall'Eliseo. Il colloquio tra il premier e Nicolas Sarkozy - «lungo e cordiale», sottolineano dalla sede del governo - si è incentrato sull'emergenza immigrazione ed è stato deciso di «realizzare quanto prima un vertice tra i ministri italiani e francesi (esteri, interni ed economia)» a cui parteciperanno anche i due presidenti, che - comunque - continueranno a tenersi in stretto contatto in questi giorni. Incassata questa piccola vittoria sul fronte francese, il premier ha confermato la missione che lo vede oggi a Tunisi con il ministro dell'Interno Maroni durante un intervento telefonico al convegno di Rete Italia. «Andrò a vedere se questo governo, che certamente non è un governo forte e non è un governo eletto dai cittadini, potrà trovare il modo o avrà una polizia capace di imporsi e di evitare che ci siano nuove partenze», ha spiegato. La situazione - lascia trasparire il Cav, pur rimanendo ottimista - non è semplice. Soprattutto dopo le scintille diplomatiche di sabato, quando Roma e Tunisi - senza troppi complimenti - sono arrivate allo scontro: «Non vi è alcun accordo con il governo italiano», aveva tuonato il ministro degli Esteri tunisino. Secca e infastidita la replica della Farnesina: i trattati ci sono e, con le ultime visite di Maroni e Frattini, «sono state definite intese politiche molto chiare». Nella missione i ministri avrebbero concordato il rimpatrio immediato e progressivo dei tunisini giunti in questi ultimi tre mesi a Lampedusa, dando nuovo vigore all'accordo bilaterale firmato nel 1998 e rinnovato nel 2009, ma adesso Oltremare sembrano infischiarsene. Berlusconi, nonostante tutto, sembra mantenere la calma: «Di fronte a problemi gravi occorrono nervi saldi», osserva. Certo, il rischio di tornare da Tunisi con un nulla di fatto esiste, ma il Cav - ancora una volta - sceglie comunque di metterci la faccia. Dopo gli ultimi attriti è probabile che il premier tunisino Beji Caid Sebsi non lo accoglierà srotolando il tappeto rosso, riservandogli solo un incontro informale, ma la sua visita in Tunisia potrebbe essere l'arma in più per chiedere al Paese nord africano di tenere fede agli impegni presi. L'Italia avrebbe già attivato 150 milioni per la parte della cooperazione e 70 per l'equipaggiamento in modo che Tunisi controlli le coste e freni il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Il Cav è lì per ricordarglielo.

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