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«È la mia rivincita contro la Procura di Roma»

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Èuna rivincita per me e per la mia famiglia: i miei figli Manfredi e Domitilla». Era commosso e quasi balbettava, Pietro Mattei, vedovo dalla contessa Alberica Filo Della Torre, dopo lo choc iniziale nell'aver appreso della confessione di Manuel Winston Reves, il domestico filippino che ha ucciso sua moglie. «È una rivincita nei confronti di chi - spiega Mattei tramite il suo legale - per 20 anni ha lanciato sospetti e veleni nei miei confronti. È una rivincita nei confronti della Procura di Roma che dal 2007 al 2009 di fatto non ha concluso nulla scegliendo dei periti non adeguati. È una rivincita perché nel 2009 ci siamo opposti alla terza richiesta d'archiviazione presentata dalla Procura di Roma. È una rivincita per la mia famiglia perché i miei figli Manfredi e Domitilla che hanno avuto la conferma che la madre non era quel personaggio losco descritto da chi lanciava veleni. Era solo un domestico ladro di gioielli diventato assassino». Un domestico che per 20 anni ha taciuto. L'avvocato Giuseppe Marazzita, che ha telefonato a Pietro Mattei, per informarlo della confessione del filippino, racconta: «Mattei ha risposto al telefono mentre era in auto e non siamo riusciti a dirci praticamente nulla. Era commosso, balbettava. "Non mi sono mai concentrato su questa persona", ha ripetuto in questi giorni riferendosi al domestico, tanto che ieri (giovedì ndr) davanti al pm Mattei aveva difficoltà a mettere a fuoco i particolari che lo riguardavano. Del resto i rapporti con la servitù li curava la moglie. Mattei avrà incontrato Winston tre, al massimo quattro volte perché il domestico non dormiva a casa e lui tutto il giorno era fuori a lavorare». «Mattei ha voluto continuare a cercare la verità - conclude l'avvocato - ovviamente per trovare l'assassino della moglie, ma soprattutto per fugare 20 anni di dubbi ed insinuazioni e soprattutto veleni su di lui». Gli stessi dubbi che hanno «rovinato la vita», come lui stesso ammette a Roberto Iacono, indagato ai tempi per l'omicidio della contessa. «La mia vita ricomincia adesso» ha detto l'uomo al suo avvocato Alessandro Cassiani, aggiungendo: «Questa storia mi ha rovinato la vita per 20 anni. Sono sempre stato indicato, malgrado due provvedimenti di archiviazione, come quello che aveva ucciso la contessa. Adesso questa storia è finita e mi auguro che la mia vita possa riprendere».

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