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Sciolto il nodo Telecom Bernabè resta alla guida

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Chili conosce li definisce «giovani rampanti». Classe 1964 e classe 1967, Marco Patuano e Luca Luciani sono i due manager scelti dai soci Telco per il vertice di Telecom. Cresciuti entrambi all'interno dell'azienda ma con esperienze all'estero, andranno ad occupare rispettivamente la poltrona di amministratore delegato e di direttore generale. Affiancheranno Franco Bernabè che come presidente esecutivo con in mano tutte le deleghe, continuerà a guidare Telecom Italia per altri tre anni. Viene così data continuità ai vertici del gruppo, ma si inizia contemporaneamente un'evoluzione manageriale e generazionale. È questo l'esito di un duro confronto tra i soci alcuni dei quali pensavano a un rinnovamento forte che avrebbe potuto mettere in crisi anche il ruolo dell'attuale amministratore delegato. Un confronto che si è chiuso con una telefonata tra i vertici di Mediobanca e lo stesso Bernabè. Domani quindi il consiglio di amministrazione di Telco (la holding tra Mediobanca, Generali, Intesa SanPaolo, Benetton e la compagnia iberica Telefonica, che ha in pancia complessivamente il 22,5% del gigante italiano delle telecomunicazioni) varerà le liste per il consiglio di Telecom con questo mix al comando. Bernabè avrà le deleghe sulle operazioni straordinarie, la finanza, i rapporti con le authority e la comunicazione istituzionale. L'attuale presidente Gabriele Galateri di Genola, benvisto dagli spagnoli, conserverà un posto in consiglio. Ma nel segno della continuità è tutto il prossimo cda di Telecom: Mediobanca dovrebbe indicare Renato Pagliaro e Tarak Ben Ammar, per Intesa SanPaolo dovrebbero esserci Gaetano Miccichè ed Elio Catania; per Generali, Aldo Minucci, Mauro Sentinelli e Jean Paul Fitoussi; per Telefonica, Cesar Alierta e Julio Linares, con Galateri di Genola candidato in quota Telco. Ancora da designare i tre componenti per le minoranze. La vera novità sta una forte divisione della governance del gruppo in due macroaree, Italia e America latina, che non c'era mai stata prima. Bernabè in queste ultime settimane ha potuto mettere sul piatto della sua riconferma a capo azienda anche l'andamento del titolo in Borsa, che sarebbe stato alla base di insofferenza degli azionisti importanti, poco soddisfatti della remuneratività del loro investimento. Da metà dicembre, quando quotava 0,95 euro, il titolo è cresciuto del 19%, mettendo a segno da fine febbraio un mini rally dell'8,6% alle attuali quotazioni a 1,13.

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