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Il Pdl lavora per trovare la exit strategy dal processo

Ghedini, il difensore del Premier

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La maggioranza non vuol saperne di deporre le armi davanti a quello che viene definito dai vertici del Pdl «un golpe giudiziario» e così, riunione dopo riunione, si tenta di definire una strategia giuridico parlamentare per rispondere ai magistrati. Prima di tutto, l'avvocato del premier e deputato del Pdl Niccolò Ghedini ha convocato per mercoledì prossimo la Consulta della Giustizia del partito per esporre agli avvocati del Pdl alcune proposte e delineare con loro il da farsi. Mentre ieri c'è stato, ad alto livello da parte di Palazzo Chigi, un colloquio con l'Avvocato generale dello Stato, Ignazio Francesco Caramazza, per uno scambio di opinioni sulla possibilità che sia il governo, e non la Camera, a sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale. Queste, in estrema sintesi, alcune delle contromisure che si starebbero studiando per «blindare» il premier. Voto di improcedibilità. È la soluzione più caldeggiata dai cosiddetti «falchi». Si tratta di chiedere al Parlamento un voto a norma dell'articolo 96 della Costituzione secondo il quale premier e ministri «anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato o della Camera secondo le norme stabilite con legge costituzionale». Conflitto di attribuzione. Alcuni esponenti del Pdl vorrebbero sollevarlo alla Camera, ma il centrodestra in ufficio di presidenza non ha i numeri. E secondo un mix di regolamento e prassi tocca proprio all'ufficio di presidenza di Montecitorio accettare o meno la richiesta di sollevare conflitto. Così è probabile che a sollevarlo sia il governo. L'idea di una mozione votata dall'Aula per convincere l'organismo presieduto da Fini ad accettare di sollevare il conflitto seguendo così l'indicazione della Giunta per le Autorizzazioni che si era espressa per l'incompetenza del Tribunale di Milano, viene bollata dai «tecnici» del regolamento come una boutade. In ogni caso nel Pdl il dibattito su tempi e modi è ancora aperto. E al momento l'Avvocatura generale dello Stato non ha avuto alcun incarico ufficiale per sollevare un conflitto a nome della presidenza del Consiglio. Prostituzione minorile a querela di parte. Tra le mille soluzioni allo studio spunta anche l'idea di una norma che renda il reato della prostituzione minorile perseguibile a querela di parte. Allo stato non sembra trovare molto seguito. Senato difenda autonomia parlamento. Altra ipotesi è quella di presentare al Senato (dove la maggioranza è più sicura sui numeri) una mozione per "difendere l'autonomia del Parlamento" che non sarebbe stata rispettata dalla magistratura di Milano con la decisione di andare avanti comunque nonostante Giunta per le Autorizzazioni e Aula si siano espresse per la competenza del Tribunale dei ministri. E poco importa che a pronunciarsi sulla competenza debba essere l'autorità giudiziaria. Dopo il precedente del «caso Matteoli», il centrodestra sostiene che l'indicazione fornita dalla Camera d'appartenenza abbia comunque un suo peso. Denuncia pm per attentato a organi costituzionali. Alcuni deputati della maggioranza su questa ipotesi hanno scritto una relazione consegnata a Ghedini. L'idea è quella di contrattaccare denunciando i Pm di Milano a norma dell'articolo 289 codice penale per impedire a un organo costituzionale come il governo di esercitare le proprie prerogative. Potrebbe farlo un qualsiasi cittadino, avvertono.

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