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Calderoli: "Staccare la spina? Macché. Prima il federalismo"

Roberto Calderoli

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«Staccare la spina? Come accade spesso ultimamente dici fischi e poi trovi scritto fiaschi». Roberto Calderoli non ne vuole sapere di elezioni anticipate e così, dopo che alcune frasi della sua intervista rilasciata a Sky Tg24 erano state mal interpretate, ha precisato: «La Lega Nord ha come obiettivo la realizzazione delle riforme e lo stare al governo rappresenta lo strumento proprio per raggiungere questo obiettivo. Il federalismo fiscale, nonostante i tentativi di utilizzarlo strumentalmente per dare la spallata al governo ovvero per scavalcare le elezioni in primavera, andrà in porto nel giro di un paio di mesi. Per poter procedere nelle ulteriori riforme, però, non è sufficiente avere una maggioranza soltanto in Parlamento, ma occorre avere la maggioranza anche nelle commissioni parlamentari permanenti, al di là della bicameralina: ottenuta questa maggioranza l'obiettivo è il 2013, con una legislatura che sia costituente. Diversamente viene meno l'obiettivo». Ecco quindi spiegato l'equivoco nato proprio dalle parole del ministro che poco prima aveva detto: «È evidente che alcune difficoltà nelle commissioni parlamentari debbono essere risolte: se si è in condizione di poterlo fare siamo della partita, se siamo di fronte a un'oggettiva impossibilità tanto meglio staccare la spina». Chi però conosce Calderoli e capisce il suo attaccamento al Federalismo poteva immaginare che la formula «o federalismo o morte» più volte sbandierata dall'Umberto non poteva trovare terreno fertile nel ministro della Semplificazioni. Calderoli infatti è impegnato ormai da mesi nel tentativo di convincere Bossi sulla necessità di portare a termine il federalismo fiscale prima di tornare alle urne dando credibilità ai numeri di Berlusconi. Una posizione che altri esponenti del Carroccio (il ministro Roberto Maroni e Giancarlo Giorgetti in primis) sembrano non condividere tanto che ieri Calderoli ha tentato nuovamente di convincere spiegando che «la Lega da trent'anni insegue il federalismo e ragionevolmente in un paio di mesi la riforma del federalismo fiscale avrà un suo quadro generale». Una sorta di appello a tutto il partito al quale Calderoli aggiunge: «Dopo trent'anni di battaglia e di fronte a due mesi in più per portare a casa il risultato la spinta di Bossi ad andare avanti è una scelta di buonsenso». La complessa vicenda dell'approvazione dei decreti legislativi che costituiscono la spina dorsale del federalismo continua così a tenere banco. Ora gli occhi della maggioranza sono quindi tutti puntati verso il Colle dove domani Bossi incontrerà Napolitano. Un faccia a faccia che dovrà stemperare le tensioni seguite allo stop del Quirinale sul decreto del federalismo municipale ma che Maroni e Calderoli utilizzano anche per ribadire sia l'intenzione di costruire una maggioranza più ampia possibile sul federalismo sia per tranquillizzare la base leghista che riversa sul Capo dello Stato tutta la propria insoddisfazione per non vedere proseguire l'iter parlamentare della riforma. Così Maroni ribadisce che «la richiesta del presidente della repubblica non è uno stop al decreto». E Calderoli, dopo aver sottolineato che la Lega ha sempre «tenuto in grande considerazione il presidente della Repubblica» ha voluto ribadire che «l'asse tra Bossi e Berlusconi è più solido che mai». Una rassicurazione che ha fatto molto piacere al premier anche se il messaggio lasciato ieri sera ai vertici della Lega convocati ad Arcore, avrebbe detto: «avanti uniti ma senza strappi» spiegando che sarebbe sbagliato continuare a minacciare il voto anticipato, dato che la maggioranza ha la forza dei numeri.

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