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E dopo il Bunga Bunga arriva il Bomba Bomba

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Antonio Ingroia procuratore aggiunto di Palermo

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E dopo il «Bunga Bunga» ecco il «Bomba Bomba». Il passo non è né breve né scontato. Forse non c'è nemmeno una consequenzialità, ma di certo fa un po' effetto ascoltare le parole pronunciate ieri dal procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ai microfoni della trasmissione di Radio24 Sottotiro. Lui, il pm di punta dell'antimafia siciliana. L'uomo che ha avuto e ha tra le mani alcune delle più note indagini su Cosa nostra (da quella che ha coinvolto Marcello Dell'Utri, alle rivelazioni di Ciancimino jr, passando dalla trattativa Stato-mafia per fermare le stragi del 1992-1993) non ha dubbi: «Matteo Messina Denaro (il numero uno della Cupola mafiosa, ndr) potrebbe essere tentato da un nuovo progetto stragista». «Non voglio fare la Cassandra - aggiunge - ma siamo in una fase molto delicata, di difficoltà politico-istituzionale, alla vigilia di quella che può essere una Terza Repubblica ed è questo il momento in cui in genere il potere mafioso cerca di fare sentire la sua voce ed incidere in qualche modo». Insomma la bomba, o la strage se preferite, è dietro l'angolo. Come dimostrano gli illustri precedenti che Ingroia, svestiti i panni del magistrato e indossati quello dello storico, porta a sostegno della sua tesi: le raffiche di mitra sui lavoratori radunati a Portella della Ginestra il 1° maggio 1947, che segnarono il momento di passaggio dalla monarchia alla Repubblica, e l'attentato di Capaci in cui morì Giovanni Falcone, cesura tra Prima e Seconda Repubblica. E siccome la teoria vichiana impone il succedersi di corsi e ricorsi storici, il gioco è fatto. Ma qui non siamo davanti al ragionamento di un filosofo della politica, di uno studioso qualunque. Qui a parlare è un magistrato che da quasi vent'anni si occupa di mafia. Un particolare che il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto si permette di sottolineare: «Il dottor Ingroia non è Giambattista Vico e quindi ho forti dubbi sulla sua complessiva filosofia della storia. Siccome, però, Ingroia è un magistrato inquirente di grande rilievo che non dovrebbe parlare a vanvera, e fare previsioni a tempo perso come se stesse al bar, allora le sue dichiarazioni sulle possibili intenzioni stragiste di Matteo Messina Denaro sono meritevoli di approfondimento e di chiarimenti da parte sua». Chissà se la commissione Antimafia avrà tempo e voglia di ascoltare cosa ha dire, di certo non è la prima volta che il pm palermitano si lancia in parallelismi di questo tipo. Lo fece, più moderatamente, lo scorso 10 dicembre quando, con un'intervista registrata, partecipò ad una manifestazione organizzata dell'Idv al Paladozza di Bologna. Anche allora Ingroia paragonò il momento di «fibrillazione» attuale, con un «quadro politico in disfacimento», a ciò che accadde nel 1992. Non scomodò bombe e stragi, ma lasciò intendere che la mafia avrebbe potuto far sentire la propria voce. Quella manifestazione aveva un titolo che il pm definì «evocativo»: «Il dittatore del Bunga Bunga». La sua partecipazione scatenò più di una polemica. Lui, nell'intervista, rivendicò il suo diritto-dovere dei magistrati di «manifestare le proprie opinioni su temi comuni alla propria professione». Sarà per questo che, non potendo parlare di «Bunga Bunga», ha deciso di lanciare il «Bomba Bomba».

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