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Nuove carte su "casa Tulliani" Pdl e Lega all'assalto di Fini

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Gianfranco Fini

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La casa di Montecarlo, ereditata da An e venduta a due soldi nel 2008, sarebbe del cognato di Fini. Alla Farnesina sono arrivate le carte di Santa Lucia. Secondo i documenti le due società offshore che hanno acquistato l'appartamento, Printemps e Timara, sarebbero riconducibili proprio a Giancarlo Tulliani, fratello della compagna del presidente della Camera. La Procura di Roma glissa: «Se questi documenti, che noi non abbiamo mai richiesto, dovessero pervenire alla nostra attenzione - è stato spiegato a piazzale Clodio - potremmo decidere di aprire un nuovo fascicolo oppure inserire queste carte in quello vecchio sottoponendole al vaglio del presidente dei gip Carlo Figliolia». Quest'ultimo il 2 febbraio ha fissato la camera di consiglio per pronunciarsi sulla richiesta di archiviazione che la Procura ha avanzato a fine ottobre nei riguardi di Fini e del senatore Francesco Pontone, ex tesoriere di An. Del resto i pm non hanno mai avuto interesse né per la proprietà dell'appartamento né per il titolare delle due società che, una dopo l'altra, hanno acquistato l'immobile. Per questa ragione Tulliani non è mai stato iscritto sul registro degli indagati e non è mai stato ascoltato come persona informata sui fatti. I pm hanno lavorato, secondo la denuncia presentata a suo tempo da due esponenti de La Destra di Storace e da un gruppo di militanti di un circolo di Domodossola di An solo per capire se la vendita dell'immobile era stata irregolare, tanto che il fascicolo di indagine ipotizzava il reato di truffa aggravata. Nel motivare la richiesta di archiviazione, gli inquirenti conclusero che non erano emerse azioni fraudolente «giacché nessun artifizio o raggiro si rilevava nella condotta di alienazione dell'immobile». Ma la bufera è stata inevitabile. Anche perché lo stesso Fini aveva annunciato che se si fosse dimostrato che la casa di Montecarlo fosse stata acquistata da Tulliani, si sarebbe dimesso. Se a questo si aggiunge la richiesta che il presidente della Camera ha rivolto pochi giorni fa a Berlusconi di lasciare il suo incarico, si capisce perché ormai la tensione è alle stelle. Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha chiesto nuovamente, dopo la proposta avanzata dalla Lega qualche settimana fa, che l'Aula discuta sul ruolo, non più super partes, del presidente di Montecitorio. Ovviamente Fini ha rimandato al mittente ogni accusa e ha precisato: la conferenza dei presidenti di gruppo non è la sede deputata per un dibattito di questo tipo, che è invece competenza della Giunta per il regolamento. Ma il clima è incadescente. Il Movimento per l'Italia di Daniela Santanchè e Riva Destra hanno organizzato oggi alle 18 un sit in davanti a Montecitorio per tornare a chiedere le dimissioni di Fini. Netto il portavoce del numero uno della Camera, Fabrizio Alfano, che sui documenti arrivati da Santa Lucia spiega: «È una minestra riscaldata. C'è una inchiesta in corso, e chi parla di nuove carte si rivolga alla magistratura». La vede diversamente il leader de La Destra Francesco Storace che commenta il «distacco» dei pm: «Non avevamo alcun dubbio che la Procura di Roma fosse disinteressata a conoscere la proprietà della casa di Montecarlo attraverso gli atti di Santa Lucia. Non è come le altre procure che interrogano mezzo mondo quando i politici sono altri». Non ha usato mezzi termini a Matrix il ministro della Giustizia, Angelino Alfano: «Stiamo facendo nascere un ogm: con la presidenza di Gianfranco Fini, la Camera sta diventando un organismo geneticamente modificato». Il Pd difende il numero uno di Montecitorio: «Non credo che la Camera guidata da Fini possa essere definita un ogm - spiega la capogruppo al Senato, Finocchiaro - In ogni caso ci sono ben altri ogm prodotti dal governo Berlusconi».  

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