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Il compagno Walter Gran Torino e l'erede che non c'è

Veltroni

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Walter Veltroni non è Pietro Nenni, Matteo Renzi non è Bettino Craxi, il Partito democratico non è il Psi e, dato che il tempo passa, non siamo nel 1976 - l'anno in cui, con la svolta del Midas, Bettino Craxi divenne segretario dei socialisti con il placet dello stesso Nenni - ma nel 2011, ovvero 35 anni dopo. Passato il Lingotto due di Walter Veltroni, con quella frase vintage-futurista scelta per la manifestazione, «Fuori dal 900», cerchiamo di capire quale sarà la ricetta veltroniana per tentare di ridare fiato - nei consensi - al Pd. Per farlo non si può non tenere conto del bivio di Walter, di cui anche un giornale attento e terzista come Il Corriere della sera, ha scritto ieri: puntare alla leadership o fare il Midas del Pd? Per fare il Midas, cioè un'operazione che lanciasse un leader giovane alla guida del Pd, con la benedizione - almeno a maggioranza - dell'establishment democratico più anziano, mancano le quattro cose che indicavamo all'inizio: Nenni, Craxi, il Psi ed il Novecento. Veltroni, già guida del Pd e candidato premier (sconfitto) nel 2008 contro il Cavaliere, è un leader anagraficamente ancora abbastanza giovane ma già politicamente troppo vecchio per potersi ripresentare all'elettorato come una novità. Questa sua anzianità nella politica, il Pci prima, poi il Pds, quindi i Ds ed il Pd, potrebbero spingerlo a scegliere un giovane (anche politicamente e non solo di anagrafe) su cui puntare. Potrebbe essere il fiorentino Matteo Renzi? L'attuale sindaco del capoluogo toscano di sicuro ha l'ambizione e la determinazione per diventare leader nazionale, ma non è un nuovo Bettino Craxi, questo no, ed è da poco alla guida della sua città, Firenze. Terzo aspetto, il partito. Purtroppo - diciamo noi - i partiti, tutti, nella loro struttura novecentesca, solida e identitaria, di selezione della classe dirigente e di partecipazione, non esistono più, scomparsi con e dopo Tangentopoli per andare incontro ad una forma di partito leggera. Quasi evanescente. Come può, in una struttura del genere, dove le primarie sono uno strumento di selezione e di partecipazione dal basso che spesso contraddicono le indicazioni della classe dirigente, attuarsi con successo un'investitura dall'alto? Secondo noi non può. Quarto aspetto, il XXI secolo. Negli ultimi dieci giorni, a Torino, il Pd ha messo in campo due avvenimenti politici per il centrosinistra: la candidatura di Piero Fassino alle primarie del Pd per candidarsi a sindaco della città e il Lingotto due di Veltroni, qualche anno dopo il primo Lingotto che avrebbe dovuto segnare la nascita di un nuovo centrosinistra in Italia grazie - dicevano - proprio al Pd. Bene di questi due recenti avvenimenti ci hanno colpito gli slogan, a loro modo sintesi di un immaginario politico e di una «frontiera» (come avrebbe detto John F. Kennedy) che guarda più al passato che al futuro: quello per la candidatura di Fassino è Gran Torino, due parole che richiamano alla mente un film di Clint Eastwood ed un modello di auto della Ford del 1968, la Gran Torino appunto, una vettura del secolo scorso. La frase scelta da Veltroni sabato era invece «Fuori dal 900. Giusta, aperta, forte: viva l'Italia». Per favore, qualcuno glielo dica che il Novecento è finito da undici anni.

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