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"Quanto è credibile una test ricattatrice?"

Ruby Rubacuori in discoteca

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Pagine e pagine di intercettazioni. Intromissioni, più o meno utili e lecite, nella vita privata di Silvio Berlusconi e dei suoi ospiti. Una vera goduria per gli amanti del gossip. Eppure andando a leggere le trascrizioni qualche notizia di reato, forse, c'è. «Ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire con qualcosa: cinque milioni. Cinque milioni per il macchiamento del mio nome», dice Ruby. È il 28 ottobre scorso e la ragazza marocchina chiama la mamma di Sergio Corsaro, il suo fidanzato dell'epoca e le racconta della richiesta fatta al premier. È l'avvocato penalista Massimiliano Fioravanti a spiegare che a rischiare qualcosa è proprio l'italo marocchina. Avvocato, cosa rischia Ruby? «Chiedere cinque milioni a Berlusconi per il "macchiamento" del suo nome, altro non è che una tentata estorsione. Allo stato attuale dei fatti noi non sappiamo se la ragazza è indagata, ma io ho dei seri dubbi che lo sia».   Perché secondo lei non è indagata? «Vede, Ruby è il test d'oro su cui si regge tutta l'inchiesta. Se i pm vogliono affossare il premier è su di lei che devono puntare. Ora, se la indagassero cambierebbe la sua veste procedurale e da "persona informata dei fatti" lei diventerebbe, appunto, "persona indagata"».   E quali sarebbero le conseguenze? «È semplice: se da testimone Ruby ha l'obbligo di dire la verità non potendosi per nessun motivo avvalere della facoltà di non rispondere, da indagata può farlo. E se il testimone principale non parla, tutto il teorema accusatorio si sgonfia. Questo, secondo me, è il primo motivo. Poi ce n'è anche un altro».   E quale? «È principalmente una questione di credibilità. Se la testimone chiave dell'accusa è in realtà una ricattatrice, una ragazzina disposta a tutto pur di ottenere dei soldi, beh allora come possono i giudici credere a tutto quello che racconta? Se non mi sbaglio, l'ipotesi accusatoria si basa esclusivamente su di lei. Ruby è l'unica minorenne. Se si scopre che oltre ad aver cambiato versione mille volte è anche una ricattatrice, la difesa dell'imputato ha gioco facile nello smontare l'accusa».   E questo a Milano lo sanno bene... «Secondo me questa è la ragione di fondo che ha garantito determinate protezioni alla ragazza. Stiamo parlando di episodi accaduti mesi e mesi fa, prima dell'estate. La telefonata in questione è di fine ottobre. Perché le iscrizione nel registro degli indagati sono avvenute solo un mese fa?» Bruti Liberati aveva detto che non c'era ipotesi di concussione. Poi però ha firmato la richiesta di autorizzazione a procedere. Cos'è successo nel frattempo? «Ah guardi non si capisce. Il reato di concussione si basa innanzi tutto sul "metus". Si tratta della paura, del timore che chi si trova nella posizione preminente ha generato nel sottoposto. Dove emerge questo timore? Negli atti non si fa riferimento a nessuna minaccia, diretta o velata, fatta dal primo ministro. Dal cellulare del caposcorta poi...» Adesso sta alla giunta per le Autorizzazioni della Camera decidere... «La Giunta è l'ultimo barlume di garanzia che hanno i deputati. Starà al giudice interno stabilire se esistono concrete ipotesi di reato o se invece è un attacco strumentale al premier, stabilire se si tratta di un testimone attendibile o se invece è una volgare ricattatrice le cui parole di accusa non possono essere credibili solo perché dette contro Berlusconi». Come andrà a finire? «E chi può dirlo? Non scordiamoci che viviamo in un Paese che ha tenuto sugli scudi il primo ministro per le chiacchiere di un certo Massimo Ciancimino che sosteneva che Silvio Berlusconi era sodale con la mafia, quando invece è stato il signor Giovanni Conso, ministro del governo Ciampi, a non rinnovare il 41 bis ai boss mafiosi».  

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