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A colpi di casco tra compagni Parte la caccia su internet

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Ilvideo con le drammatiche immagini circola su internet ed è cliccatissimo. Nella rete si è aperto un dibattito con un appello pubblico: chi conosce l'aggressore del ragazzo (che ha riportato un ematoma in testa e la frattura del naso e dell'osso temporale) lo smascheri, non perché venga condotto sulla pubblica gogna ma semplicemente perché possa «conferire a quattr'occhi con il ragazzo ferito e alcuni amici». In realtà l'appello per ritracciare l'aggressore è partito dalla famiglia del giovane. Da ciò si deduce che l'aggressore, per il ferito, fosse un estraneo. E che prima non c'erano stati screzi fra loro. Dunque chi è il picchiatore con il casco? In un forum su Indymedia viene definito come un «pompiere» (sono quelli che all'interno del corteo avevano il compito di riportare la gente all'ordine) «a cui è sfuggita la situazione di mano». Ma cosa aveva fatto quel ragazzo per meritarsi quel colpo così violento? «Aveva la colpa di tirare sassi contro le forze dell'ordine quando ancora la situazione non era degenerata», si legge nel forum. Ma non è andata propriamente così. Una zia del giovane ferito (ancora ricoverato in ospedale) ha precisato: «Mio nipote stava lanciando una mela». Il nipote le ha raccontato che «era per via della protesta del "siete alla frutta", riferito al governo». I ragazzi tiravano ortaggi e frutta verso le camionette e i celerini con i caschi. Una cosa non violenta. «Tutti avevano appresso uova e mele». Anche la zia ha aperto una pagina su Facebook insieme ai compagni di classe del nipote (che frequenta il liceo classico) «per trovare chi l'ha ridotto così». Su Indymedia i commenti non sono teneri. Perché la reazione dell'aggressore è stata spropositata. «Ah pompiere - lo apostrofa un certo barbanera - mi rivolgo a te....meno coca prima di andare ai cortei che poi non ci capisci più un c...». E giù con gli improperi. Internet resta il medium strategico e potente: in rete gli eventi, gli appelli, i proclami, rimbalzano e si amplificano. Non è un caso che gli avvocati dei 23 ragazzi fermati per gli scontri di martedì scorso hanno consigliato ai loro clienti di andare via da Fecebook per evitare «speculazioni».

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