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Fli dal volo alla caduta

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Silvio Berlusconi

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Brutte notizie per i futuristi. Per Fini e compagni il mese di dicembre non è cominciato proprio nel migliore dei modi. I sondaggi pre-fiducia parlano chiaro: Futuro e libertà è in calo. È ormai lontano quell'otto per cento toccato dopo la convention di Perugia. Nell'ultima rilevazione effettuata da Euromedia Research, il partito del presidente della Camera arriva al 5,4%. Il sondaggio prodotto da Emg per La7 - il più recente - assegna invece a Fli il 6%. Il doppio ruolo interpretato da Fini, l'assenza di un programma preciso, l'incoerenza dimostrata in alcune decisioni, alla fine, sono venute a galla. Dopo l'entusiasmo iniziale, insomma - quello che suscita qualsiasi esperienza nuova, lanciata come rivoluzionaria rispetto allo status quo - i finiani devono fare i conti con la realtà. E non bastasse la brutta performance «personale», c'è un altro dato che li preoccupa. A crescere, parallelamente al loro declino, è il Pdl. Il partito di Berlusconi arriva al 28,2% secondo i dati di Emg, mentre supera il 29% per Euromedia Research. Più o meno costanti tutti gli altri. I numeri sono inequivocabili. Le conseguenze che percentuali e proiezioni avranno sulla vita politica dei prossimi giorni, se non altrettanto nette, sono per lo meno immaginabili. Per chi già è indeciso, sarà sempre più difficile votare la sfiducia a Berlusconi. I 36 deputati e i 10 senatori passati a Futuro e libertà, infatti, sanno sin da adesso che, se si andasse al voto anticipato, potrebbero non essere rieletti. Non tutti loro avrebbero un seggio assicurato. Non solo. L'asse Pdl-Lega è talmente forte (41,7% secondo Euromedia Research e 39,9% secondo Emg) che un eventuale terzo polo formato da Fli, Udc e Api non potrebbe certo puntare troppo in alto, rischiando di non vincere anche nell'improbabile ipotesi di una colossale «ammucchiata» con Pd e Idv. Ai futuristi non resta che invocare disperatamente le dimissioni del premier. Il punto, però, è che Berlusconi a dimettersi, non ci pensa nemmeno. Più si avvicina il 14 dicembre, più il Cav si rende conto di essere in una posizione di forza rispetto a tutti gli altri. Al Senato la fiducia è praticamente assicurata. E per quel che riguarda la partita di Montecitorio, Berlusconi rimane ottimista. Ieri, il presidente del Consiglio, che ha rinunciato a trascorrere ad Arcore Sant'Ambrogio e la festa dell'Immacolata, ha trascorso il pomeriggio a palazzo Grazioli tra incontri e telefonate. Ha visto prima le «colombe» Letta e Alfano. Poi Verdini, l'uomo dei numeri. Ma anche il senatore Villari, ex Pd che gli ha già votato la fiducia, e Aldo Brancher, il ministro più breve della storia della Repubblica, ma ancora deputato, che ultimamente alla Camera si era fatto vedere poco. Il premier, insomma, sembra quasi «marcare» il territorio in vista del voto del 14 dicembre: per domani ha convocato il vertice del Pdl, mentre tra domenica e lunedì sera incontrerà sia i senatori che i deputati per una cena che, c'è da giurarsi, non ha come unico obiettivo quello di scambiarsi gli auguri di Natale.

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