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Pisanu molla il Terzo polo: "Troppi errori"

Il presidente della Commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu

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Doveva essere il candidato premier in pectore. Doveva essere l'esponente di spicco del Pdl che avrebbe traghettato un po' di parlamentari con il nascituro terzo polo. Doveva essere l'uomo della transizione, la guida del futuro governo di responsabilità nazionale. Da mesi gli uomini di Futuro e Libertà pensano a Beppe Pisanu come il nome da fare sul Colle nel caso di caduta di Berlusconi la settimana prossima. In verità lui, il presidente della commissione Antimafia, si tiene in disparte. E sembra aver del tutto mollato Pier e Gianfry. Non è difficile immaginare che Pisanu consideri un errore politico aver presentato la mozione di sfiducia, infatti ha dichiarato apertamente che voterà per Berlusconi. E anche il suo senatore più vicino, Piergiorgio Massidda, che sogna di correre come candidato sindaco a Cagliari, non sembra più dubbioso: resta col Pdl. Quando era il ministro forzista dell'Interno, i leghisti irridevano il buon Beppe: «Va considerato in quota Udc». L'altro giorno, intervistato da Repubblica, Casini non lo ha più indicato come possibile successore del Cavaliere, preferendogli Alfano o Letta. Non solo, il leader centrista lo ha anche un po' beffeggiato: «Pisanu voterà la fiducia per non andare alle elezioni. Quando quelli di Pdl e Lega si renderanno conto che Berlusconi vuole la fiducia per andare alle elezioni, molti cambieranno idea». Che cosa è successo nello strano trio Gianfry-Pierferdy-Beppe? Il presidente della commissione Antimafia continua ad avere contatti costanti con il presidente della Camera e il suo predecessore e ha spiegato loro come non li possa seguire sulla linea della crociata contro il Cavaliere. E stavolta non è tattica magari per tenersi pronto come riserva della Repubblica: d'altro canto è chiaro che se Napolitano decidesse di dare un nuovo incarico ad un uomo che non sia Berlusconi, questi certamente apparterrebbe al Pdl (Tremonti e Alfano già si sono chiamati fuori). No, questa volta la scelta è più profonda. È strategica, ed è di fatto un abbandono ai leader di Udc e Fli. Adolfo Urso, coordinatore dei futuristi, ieri in Sardegna, ha provato a ricucire rilanciando Pisanu tra i possibili premier, assieme a Letta, Alfano, Maroni. Un tentativo forse tardivo, l'ex capo della segreteria politica di Zaccagnini appare sempre più nei ranghi berlusconiani. Se Pisanu s'allontana, c'è un'altra liason che sembra essersi rotta al punto da preoccupare i finiani: quella con i Radicali. Con Rita Bernardini, leader dei deputati pannelliani, il presidente di Montecitorio aveva condiviso la battaglia per la trasparenza dei palazzi della politica. Le aveva anche fatto fornire i dati riservati dei fornitori della Camera. Stavolta però la Bernardini guarda con attenzione al dialogo con il Pdl: i Radicali potrebbero astenersi al momento della fiducia, facendo comunque mancare sei voti fondamentali per mandare sotto Berlusconi (si parla della Bonino al ministero per l'Europa). Insomma, il terzo polo sente franare il terreno sotto i piedi.

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