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Silvio va dove altri non osano

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Vladimir Putin e Silvio Berlusconi

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Un rapporto dettagliato, puntuale. Un'analisi geopolitica di alto livello. L'ambasciatore Ronald P.Spogli firma un cablo classificato «segreto» e inviato al Dipartimento di Stato a Washington il 26 gennaio 2009 nel quale descrive gli indirizzi della politica estera italiana e le scelte economiche che la determinano. Nel report vengono ricordati i legami ideologici con la Russia che aveva il Partito comunista italiano. Oggi è tutta un'altra cosa, spiega l'ambasciatore statunitense. Quelli tra Italia e Russia sono relazioni fondate in primo luogo sul rapporto personale tra il primo ministro Silvio Berlusconi e Vladimir Putin, un rapporto «esclusivo» che è a volte «irritante» per la stessa diplomazia italiana, e che si fonda in primo luogo sugli interessi italiani nell'energia. Scrive Spogli al Dipartimento di Stato. Diciannove paragrafi che spaziano dallo stato di salute» agli «affari di famiglia» di Berlusconi. Nella sua lunga relazione, intitolata «Relazioni Italia-Russia: il punto di vista da Roma», Spogli descrive nel dettaglio quali siano i principali interessi di Eni a Mosca, i rapporti con la russa Gazprom, i rapporti diplomatici ad essi collegati. Nei complessi rapporti tra Italia e Russia - scrive Spogli - «un fattore concomitante non insignificante è il desiderio del "Prime Minister" Berlusconi a essere visto come un player importante nella politica estera, la qual cosa lo porta là dove altri non osano». Berlusconi e la destra italiana non guardano, spiega Spogli nel report, alla Russia per motivi ideologici ma come «un mercato libero dove fare affari». Le esportazioni verso la Russia, cita Spogli «dal 1998 al 2007 è cresciuto del 230 per cento. Da 2,7 miliardi a 9,5 miliardi». «Lo stesso ministro degli Esteri Frattini - continua Spogli - ammette di non esercitare alcuna influenza su Berlusconi per quanto riguarda la Russia. All'inizio di settembre, durante la sua visita in Italia, l'ex vicepresidente Cheney si è confrontato con Frattini sull'atteggiamento molto pubblico e poco agevole per quanto riguarda il conflitto in Georgia. Un sottomesso Frattini ha sottolineato che, mentre lui ha forti opinioni sulla questione, ha ricevuto i ordini chiari dal primo ministro». L'ambasciatore riferisce a Washington di una visita di funzionari americani alla sede dell'Eni nel marzo 2008. In quell'occasione, è emerso che per l'Italia «la vera minaccia energetica per l'Europa non è la Russia ma l'Ucraina». Da qui la necessità di «realizzare il South Stream con Mosca». Spogli sottolinea come l'Italia è «consapevole del rischio di dipendenza dalle fonti energetica russe e per ovviare Berlusconi : tornato al potere ha annunciato il ritorno del Paese al nucleare».

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