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Silvio alla carica: «Avremo i numeri»

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Irrompe nel cortile di Montecitorio Daniela Santanché. Maneggia il suo I-phone: «Oddio, ho un sacco di finiani che mi dicono che non voteranno mai la sfiducia a Berlusconi». Chi? «Uno su tutti è Andrea Ronchi, me l'ha pure scritto. Mi ha scritto un messaggio del tipo: "Dì al presidente Berlusconi che noi non gli voteremo mai la sfiducia"». Davvero? E dov'è il messaggio? La sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento cerca nel telefonino. Non lo trova. Poi lo mostra: «Ecco qua, guardate. Solo oggi Ronchi mi ha chiamato sei volte». Sorride. Riparte: «Chiamate i giornalisti, andiamo alla conferenza stampa. Uno di loro, Giuseppe Angeli, è tornato con noi. E siamo all'inizio, ne arriveranno altri». È su di giri la Santanché: «Andiamo alla conferenza stampa. Ho chiamato Verdini? Cavolo, non ricordo. Pronto Denis? Vieni alla conferenza stampa di Angeli alle tre a Montecitorio. Vieni subito. Il presidente già sa tutto». È bastato un ritorno a casa per far cambiare il clima. Nel Pdl sono diventati tutti, anche piuttosto immotivatamente, ottimisti. Un coro: «Ci siamo, siamo a quota 316». Il fatto è che i conti sembrano fatti un po' alla carlona. Molti partono dall'ultimo voto di fiducia, quando la maggioranza (senza finiani e Mpa) era a quota 307, ma tutti dimenticano che da fine settembre altri due pidiellini (Rosso e Toto) sono andati via, con Fli. E dunque mancano undici voti al centrodestra per arrivare alla metà dei voti dei deputati più uno. Ma pure uno come Saverio Romano, ex segretario siciliano dell'Udc passato con Berlusconi, in un corridoio di Montecitorio non ha dubbi: «Ci mancano quattro voti. Oltre ad Angeli che è rientrato, ci hanno già assicurato il voto anche Grassano e Calearo. Poi ce ne sono altri due che ho portato io. E adesso non mi faccia dire altro, sennò non viene più nessuno». Amedeo Laboccetta se ne sta immobile in pieno Transatlantico: «Avremo i numeri, ci siamo quasi. E non mi faccia parlare perché potrebbe cambiare la storia d'Italia». Marco Milanese, braccio destro di Tremonti, assicura: «Facciamo presto con la Finanziaria. Possiamo andare spediti ora alla Camera e al Senato. Non c'è problema». Nessuna melina, dunque. Quel che è sicuro è che il Pdl ha ritrovato il buon umore. Come mai? Andrea Augello, un mediatore, raffredda gli animi: «Non è accaduto nulla. Da qui a metà dicembre tutto può accadere». Sarà. A palazzo Grazioli Berlusconi è di ottimo umore, contento anche per l'accordo raggiunto al Quirinale che prevede la contestualità dei voti sulle mozioni di sostegno (a palazzo Madama) e di sfiducia (a Montecitorio). Contestualità, però, che permetterà «di votare qualche ora prima al Senato», spiega Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl. Dunque Berlusconi potrebbe incassare i voti a palazzo Madama, il che escluderebbe l'ipotesi di governo tecnico. E così alla Camera la strada al Pdl appare in discesa. Insiste Romano: «Guardate che a Montecitorio la mozione è di sfiducia. Tocca a loro mettere assieme 316 voti, sempre che tutti saranno presenti. Io prevedo molte influenze, febbri, malattie pure nella sinistra». E arriva anche un'altra notizia che potrebbe incidere sul voto. Quello stesso 14 dicembre la Consulta dovrebbe decidere sul legittimo impedimento. Ma potrebbe anche slittare per via di un legittimo impedimento ulteriore: quello di Niccolò Ghedini e Pietro Longo, avvocati del premier, i quali sono anche parlamentari e quindi potrebbero essere impegnati nelle votazioni a Camera e Senato. Il 14 dicembre, poi, Berlusconi parlerà a Matrix. A riferirlo è stato il portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Bonaiuti. Inizialmente la partecipazione del Cavaliere al programma di Canale 5 era stata prevista per oggi.

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