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"La traccia d'esame scelta su internet"

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«La responsabilità è di una collega, anche lei era nella commissione del concorso. Non voglio dire il nome ma la colpa è sua. Ha copiato la traccia da un sito internet. L'ha confessato sabato della scorsa settimana». Concetta De Vitto faceva parte della commissione esaminatrice del concorso nazionale per notai (3.300 candidati per 200 posti) che è stato annullato l'altroieri dal ministro della Giustizia Alfano. Dopo i primi due giorni di prove, 27 e 28 ottobre, è scoppiata la protesta di alcuni candidati che si erano accorti della «somiglianza» della traccia d'esame, che prevedeva di stilare un testamento, con un'altra sottoposta una ventina di giorni prima in un'esercitazione nella scuola notarile di Roma. A quel punto, dopo ore di proteste e fischi ai danni dei commissari, l'esame è stato sospeso. Poi è arrivata la decisione del ministro Alfano che ha annullato le prove ma salvato il bando. Inoltre ha dato disposizioni di cambiare la commissione, precisando di non nutrire «alcun dubbio sulla buona fede dei suoi componenti». La De Vitto è un fiume in piena, non nasconde la rabbia per come sono andate le cose e vuole fare chiarezza: «Sono in sintonia con le decisioni del ministro, è stato giusto annullare le prove e modificare la commissione. Ma quando Alfano fa salva la buona fede di noi commissari, questo è troppo poco. Voglio dire che è una patente generica. Invece devono venire fuori le responsabilità di chi ha minato la credibilità di un'intera commissione. Ma le pare che quando esco da casa, ora che sono tornata ad Avellino, sono costretta a dare conto di quello che è successo al concorso la scorsa settimana?». Dottoressa De Vitto, lei dice che è stata colpa di una sua collega. Come sono andate le cose? «La collega della commissione non ha avuto alcun rispetto per noi e ha fatto passare per originale un testo scopiazzato da un sito internet. Ma cosa potevo saperne, mica conosco tutte le tracce pubblicate sul web. Io e gli altri, ovviamente. Ci abbiamo creduto». Ma è sicura? «Certo. La donna, che è notaio come me, l'ha confessato al presidente della Commissione sabato, il giorno dopo la sospensione del concorso. Poi lui ce l'ha riferito. Incredibile». E perché l'avrebbe fatto? «Credo sia stata una leggerezza. Ma è gravissimo, non doveva avere quest'atteggiamento. La commissione ha lavorato bene ed è composta da magistrati di altissimo livello, professori universitari e notai».   Andiamo con ordine. Il pasticcio c'è stato il secondo giorno mentre il terzo è scoppiato il caos. Giusto? «Sì. La commissione ha agito seguendo il metodo previsto dal ministero della Giustizia. Il 28 ottobre ci siamo riuniti alle 6,30 del mattino, ognuno ha proposto alcuni argomenti. La collega ha presentato la traccia sul testamento. Ne abbiamo discusso. Eravamo ignari di tutto, ovviamente. Tant'è che abbiamo fatto a quel testo, quello che poi abbiamo scoperto su internet, alcune modifiche, anzi precisamente abbiamo aggiunto otto argomenti per cui il testamento, selezionato per la traccia, da pubblico è diventato segreto. Ci abbiamo lavorato fino alle 13. Poi c'è stata l'estrazione delle buste e il compito. Dunque nessun trucco».   Ma poi i ragazzi si sono accorti che quella traccia era molto simile a una usata pochi giorni prima e hanno pensato che fossero in vantaggio quelli che avevano già effettuato quella esercitazione. Così il giorno dopo hanno protestato. «Esatto. Quando è montata la protesta io ho affrontato i candidati. Gli ho spiegato che nessuno sarebbe stato avvantaggiato visto che avevamo modificato quella traccia». Non era proprio lo stesso testo, d'accordo, ma tanti argomenti sono identici: la situazione, i protagonisti, i beni lasciati in eredità... «Voglio essere chiara: un commissario che prepara le prove per un concorso non può scaricare i testi da internet. In ogni caso ho detto ai ragazzi che non sarebbero stati penalizzati perché le modifiche che avevamo fatto al testo, sempre non sapendo ancora cosa era accaduto, di fatto avevano trasformato la traccia». Ma non li ha convinti. «Un piccolo gruppo ha ingigantito la protesta. Ci hanno pure tirato un taglierino. Ho compreso le tensioni ma la maggioranza dei candidati voleva fare il compito». Secondo lei veramente nessuno è stato avvantaggiato da quella traccia? «Era diversa da quella dell'esercitazione e comunque se era su un sito internet era disponibile per tutti». Ma è vero che avete espulso alcuni candidati che avevano già i testi sui fogli del ministero della Giustizia? «Guardi a me è successo questo. Un agente di polizia penitenziaria ha portato davanti alla commissione una ragazza settentrionale che aveva quattro fogli del ministero pieni di appunti su un argomento "societario", una prova già svolta ma tanto non era uscita quella traccia. In ogni caso è stata mandata via, come anche altri, quattro o cinque. Del resto le forze dell'ordine sono state davvero attente».   Ma quando lei e il resto della commissione avete sentito cosa dicevano i candidati sulla traccia mortis causa, il testamento, avrete controllare su internet. Cosa avete pensato vedendo il testo uguale a quello proposto dalla sua collega? «Ci siamo sentiti offesi». Poi c'è stata la polemica. La Lega dice è colpa del fatto che in commissione c'erano membri soltanto del Centrosud. Che ne pensa? «Sono soltanto strumentalizzazioni in cui non voglio entrare. Dico soltanto che di solito i notai del Sud lavorano al Nord perché da noi c'è una grande tradizione».  

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