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Draghi sindacalista Assume i precari

Draghi

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Stabilizzare i precari per aumentare la produttività del Paese. E far ripartire l'azienda Italia. Parole condivisibili da milioni di famiglie con a carico giovani senza certezze lavorative. E pronunciate milioni di volte da sindacalisti di ogni specie. Ieri però a rimarcare il concetto è stato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nella lectio magistralis tenuta alla facoltà di economia «Giorgio Fuà» dell'università di Ancona. Parole pesanti quelle dell'inquilino di Palazzo Koch, economista formato con quella cultura anglosassone che, della flessibilità lavorativa e della mobilità, ha fatto il suo culto. Non è una giravolta ideologica però la richiesta di un cambio di rotta nelle politiche lavoro nel Paese, ma la conseguenza della necessità di iniettare dosi di efficienza nel sistema economico. Mentre nelle altre nazioni la precarietà è accompagnata da sistemi di welfare che consentono anche inattività prolungate, in Italia la flessibilità è stata intesa solo come economia di costo aziendale. Un ragionamento di breve durata, quello che ha animato gli imprenditori italiani negli ultimi anni, ma che nel lungo termine si ritorce contro il sistema. Draghi ha spiegato con linguaggio economico questa idea: «Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, si indebolisce l'accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità». Tradotto in soldoni questo significa che se un precario non è motivato dall'obiettivo di una contratto a tempo indeterminato perde fiducia in se stesso. Non si aggiorna, non cresce professionalmente e abbassa sensibilmente il suo contributo alla creazione di valore ovunque sia impiegato. Draghi in realtà non ha chiesto un provvedimento legislativo per assunzioni di massa ma appunto una «prospettiva» della fine del contratto termine in linea con le idee di altri economisti in primis Pietro Ichino. Ed è stato questo a far scattare il plauso dei sindacati: «Il governatore rimette al centro i veri problemi del paese» ha spiegato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. C'è da lavorare comunque. Per il Governatore gli effetti della recessione «devono ancora essere valutati» e la «difficoltà dell'economia italiana di crescere e creare reddito non deve smettere di preoccuparci». La produttività, è il mantra del Governatore da diversi mesi, è calata peraltro in tutto il paese, anche al Nord Italia, e il confronto con l'Europa, Germania in testa è impietoso. Pesano vari fattori fra cui appunto la piccola dimensione delle imprese e il mercato del lavoro. Il governatore ha sottolineato così come negli indicatori internazionali le famiglie italiane siano piuttosto soddisfatte e appaiono «mediamente ricche» ma non si può vivere solo di rendita e la scarsa crescita del reddito e del Pil può portare danni a coloro per il cui «il futuro è l'unica ricchezza: i giovani». In Italia infatti «rimane diffusa l'occupazione irregolare stimata dall'Istat in circa il 12% del totale dell'unità di lavoro» e che pure ha aiutato il paese ad avere tassi di disoccupazione inferiore agli altri paesi. Il rischio, con una citazione storica, è quello di una stagnazione quale quella vissuta nel Seicento quando i ceti produttivi e mercantili cedettero il passo a quelli che miravano alla rendita inaugurando una lunga stagione di declino. Certo la tempistica di Via Nazionale induce a non sottovalutare anche il lato politico del discorso di Draghi. In fondo il suo nome figura da tempo nella lista degli ipotizzati «traghettatori» nel caso di un'implosione accelerata dell'era berlusconiana. Accanto a lui tra i papabili al governo di transizione ci sono Luca Cordero di Montezemolo (che con Draghi ha condiviso il liceo dei gesuiti del collegio Massimo) e Giulio Tremonti. Così proprio nel giorno nel quale il ministro dell'economia ha spiegato nel Piano di Riforma Nazionale le azioni preventivate per allineare l'Italia all'Ue entro il 2020, la sortita di Draghi acquista il sapore del puro marketing politico. Frasi a effetto che lo accreditano non solo come uomo di economia ma anche come potenziale uomo politico della transizione. Solo congetture. Ma lo scarto linguistico di Draghi ieri nella sua lectio resta evidente. E c'è anche un'altra ipotesi. Lanciare un segnale a Tremonti, facendo presagire una possibile discesa in campo, può consentire a Draghi di acquistare una sponda più forte del governo per una sua eventuale candidatura alla presidenza della Banca Centrale Europea.

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