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Tenaglia mortale attorno al premier

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi al suo arrivo al termovalorizzatore di Acerra (Napoli) insieme al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso

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Una bella notte tutta di fila, una bella dormita come non capitava da tempo. Silvio Berlusconi si sveglia ad Arcore. La notte precedente, quella tra lunedì e martedì, era stata turbolenta. Il Cavaliere non era riuscito a prendere sonno a causa, dicono, di una brutta forma influenzale. Viene avvisato anche il medico personale Zangrillo che autorizza l'uso di un paio di medicinali. Gli ordinerà poi di rimanere a Milano, di evitare Roma. Stavolta no, Berlusconi è in grande forma. Sta bene. Di primo mattino la lettura di giornali. Repubblica lo mette di malumore. La storia della ragazza Ruby, di origine marocchina, che avrebbe raccontato per filo e per segno il suo rapporto con il premier. Le feste ad Arcore, il rito erotico del bunga-bunga dopo cena. Berlusconi lo sapeva. Sapeva che questa storia sarebbe venuta fuori. Era preparato. «Devo lavorare, devo continuare a lavorare, pensare solo a quello», ripete e soprattutto si ripete.   Da Roma sta arrivando l'aereo che lo porterà poi a Napoli, termovalorizzatore di Acerra. Sul velivolo c'è Sestino Giacomoni, l'uomo che si occupa dei dossier per l'Italia (per quelli internazionali ci pensa Valentino Valentini). I due si chiudono nel salottino dell'airbus presidenziale, rivedono le carte, i dossier, gli ultimi aggiornamenti che ha preparato Bertolaso. È una full immersion. Berlusconi si lancia a capofitto nelle cose da fare, sui problemi. Ma non ci riesce. Di tanto in tanto di distrae, ripensa a quello che sta accadendo. Ripete come un ritornello: «Andiamo avanti». Poi, a un certo punto, gli scappa con gli uomini dello staff: «Ragazzi, preparatevi. Ne arriveranno altre. Ogni giorno sarà così. Sarà un bombardamento. Ma noi non ci faremo intimorire, andremo avanti lo stesso». Le autoblu e l'arrivo ad Acerra, venti minuti da Napoli, il termovalorizzatore, una grande cattedrale nella piana aversana famosa per le mozzarelle. C'è un sole caldo a metà mattinata in questa astronave bruciamonnezza in cima a una collina disseminata di lavanda il cui profumo inonda la zona. Un leggero vento soffia su questa distesa di auto con i lampeggianti, uomini con i caschi e portaborse. L'entourage del Cav fa bene attenzione che non ci siano fanciulle per evitare foto inopportune. Non ci sono le Francesca Pascale, quella di Silvio ci manchi, immancabile agli appuntamenti partenopei del Cav. Non si vede neppure Nicola Cosentino, coordinatore regionale del Pdl indagato per camorra.   C'è un po' di agitazione quando si intravede Giovanna Del Giudice, anche lei dei fan di Silvio. Ma non si può mandare via perché è assessore provinciale, insomma è un'autorità. Lei però resta un po' in disparte. Vicino al Cav si vede soltanto un'altra giovane donna, Pina Castiello, bionda deputata della zona. Poi sobrietà. Berlusconi si lancia in un tour dell'impianto. Ma anche stavolta si assenta di tanto in tanto. Ai pochi intimi si lascia scappare in mezzo alla visita: «Preparatevi. Ne arriveranno delle altre. Altri attacchi. Le differenza è che prima arrivavano da un'unica direzione, adesso da più parti. Ogni giorno una, due, tre bombe ci saranno tirate addosso. E sapete perché? Perché puntano a tirarmi giù». Riprende il cammino, poi il premier si lascia andare un'altra volta: «Per farmi cadere puntano a demolirmi nella mia credibilità internazionale. Gli attacchi avranno tutti quello scopo, ridicolizzarmi, sputtanarmi a livello mondiale. Non è un caso che c'è questa attenzione sui rifiuti, una roba che va subito nelle televisioni internazionali. Così possono dire: "Ecco, vedete. Berlusconi non ha combinato nulla, l'Italia sta peggio di prima". Eh no, abbiamo un solo modo per rispondere: fare. Io sono l'uomo del fare, realizzo cose». Non è un caso però che in conferenza stampa gli parta una gaffe: invece di ecoballe dice euroballe. Inizia la sarabanda di domande ma Silvio taglia corto: «Non mi occupo di spazzatura mediatica». Altre domande e lui ancora più netto: «Io sono una persona di cuore e quindi mi occupo dei problemi delle persone. Ma della spazzatura mediatica non mi occupo, la lascio a voi. Facciamo come da Santoro: su domande, insulti e altre sconcezze, da parte mia contraddittorio zero». Parla di Napoli, di come sarà ripulita in tre giorni. Sale in macchina e vola all'aeroporto, da qui a Bruxelles al consiglio d'Europa. In serata, passa davanti a fotografi e cameramen, e si lascia scappare: «Visto che casino mi hanno fatto? Sul nulla...». Sarà ma ormai sono tutti pronti. È solo l'inizio. La svolta nelle inchieste di Palermo e Caltanissetta sulla mafia preludono a nuove ondate di fango. Quindi toccherà a Milano con le accuse di riciclaggio. Tra le Procure sembra scattata una gara a chi gli tira per primo la sassata finale. Lui tira dritto, pensa a lavorare. «Le cose realizzate parleranno da sole», ripete Silvio. Ma forse non basteranno.  

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