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Il grande inciucio

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Siintendono a meraviglia. Sono uno la spalla dell'altro, due vecchi attori della politica che si trovano sullo stesso palco a recitare il medesimo copione: far cadere Berlusconi e prepararsi al dopo-Silvio. Gianfranco Fini e Massimo D'Alema ieri si sono incontrati ad Asolo, vicino a Treviso, per un convegno organizzato dalle due Fondazioni, FareFuturo e ItalianiEuropei. Dalle critiche al Lodo Alfano alla possibilità di formare nuove maggioranze Massimo e Gianfranco non si sono mai scontrati. Come se da tempo fossero in sintonia sugli stessi temi. Il presidente della Camera a metà del suo intervento va dritto al suo obiettivo. E spiega che Futuro e Libertà è «determinante per tenere in vita la maggioranza» ma che il suo partito, per continuare ad appoggiare Berlusconi deve verificare se il governo «è in grado di cambiare passo, di aggiustare il tiro» su alcuni temi, come sud, povertà, la stessa riforma della giustizia. Se questo non accade, è la minaccia, chiara e diretta, «su alcune leggi potremmo votare contro. E se ciò portasse alla caduta del governo, allora si aprirebbe una fase nuova». Una fase nuova che Massimo D'Alema ha illustrato ieri in un'intervista al Sole 24 Ore e che ha ribadito nel suo intervento: prepararsi a un nuovo esecutivo del quale facciano parte sia partiti del centrodestra sia del centrosinistra. «Dar vita a un nuovo governo non è solo legittimo ma urgente – ha spiegato dal palco – Un governo per salvare il Paese, per fare alcune riforme» e per «rimettere il bipolarismo su basi più robuste, simili a quelle di altri Paesi democratici. Altrimenti è l'imbarbarimento della vita politica». Una proposta, spiega ancora l'ex ministro degli Esteri, «rivolta a tutti» non con lo scopo puro e semplice di fare una «maggioranza diversa». Fini ascolta e annuisce. Poi spinge sul tasto che più dà fastidio a Berlusconi, quello di un esecutivo diverso senza però passare dall'esame del voto: «La possibilità di avere un altro governo all'interno della legislatura è già successa in passato, e nessuno ha parlato di colpo di stato». «In caso di crisi dell'esecutivo – prosegue – è del tutto evidente che con la Costituzione vigente il Presidente della Repubblica ha il diritto dovere di verificare se può nascere un altro governo, chi dice il contrario in qualche modo si pone contro la Costituzione, fuori dalla Costituzione. Poi del tutto diverso è il discorso dell'opportunità politica». L'attacco contro Berlusconi è a tenaglia anche sul Lodo Alfano. I due si intendono a meraviglia sulle critiche al provvedimento, il presidente della Camera mette nel mirino la reiterabilità dello scudo, che lo trasformerebbe in un provvedimento ad personam, D'Alema la possibilità che il testo trasformi il nostro ordinamento in una sorta di presidenzialismo camuffato. «Se la filosofia è tutelare la funzione quale che sia la persona – spiega Fini – non credo che il Lodo possa essere ripetibile perché non sarebbe una tutela di una persona per un periodo di tempo, ma un privilegio garantito ad una persona». Poi l'annuncio che Futuro e Libertà si impegnerà «per la presentazione di emendamenti che non rendano possibile reiterarlo». Altrettanto deciso l'ex ministro degli esteri – «Il lodo Alfano richiederà certamente una correzione» commenta dal palco – ma la sua critica punta ad altro: «Quel provvedimento rischia di costituzionalizzare in modo trasversale l'idea che abbiamo un presidente del Consiglio eletto dal popolo. Se fosse così bisognerebbe introdurre garanzie e contrappesi, perché nei regimi presidenziali ci sono. Attenzione, stiamo slittando verso una forma di presidenzialismo di fatto». C'è spazio per alcune proposte finanziarie nel duetto di Gianfranco e Massimo. Il primo punta ad «alzare dal 12,5 alla media europea che è del 24-25% la tassazione sulle rendite finanziarie per trovare i soldi per la riforma universitaria», il secondo propone l'introduzione di «una tassa di scopo a carico dei redditi medio-alti per finanziare la ricerca e l'università». La platea applaude, convinta. Poi i due leader tornano a Roma sullo stesso aereo. Per continuare a parlare lontano da orecchie indiscrete.

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