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Ora Emma se la prende coi giornali

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Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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Un segnale andava dato. Il malessere della base era arrivato fino ai piani alti di Viale dell'Astronomia. Mai Confindustria era stata messa così a dura prova. Tant'è che qualcuno aveva anche cominciato a parlare dell'ipotesi di dimissioni del presidente, una cosa mai successa ma necessaria per salvare il prestigio dell'istituzione. Che fare? Emma Marcegaglia ieri, sentendosi stretta nell'angolo, ha rotto gli indugi e per uscire dal cul de sac dove l'ha stretta una serie di rivelazioni dei media, ha sacrificato il suo portavoce. Il fedelissimo Rinaldo Arpisella, colui che l'ha accompagnata passo passo come un'ombra nel suo cammino verso la presidenza della Confindustria, è stato scaricato. Emma se ne è liberata. Sacrificare lui per salvare se stessa e rifarsi una «verginità» d'immagine. E non avrebbe potuto fare altrimenti dopo l'inchiesta scottante pubblicata dal settimanale Panorama. Un colpo a sorpresa ma al quale la presidente degli industriali non ha voluto nemmeno dare un gran risalto. Tant'è che l'annuncio è arrivato al di fuori del Forum della Piccola industria a Prato. Incontrando i giornalisti la Marcegaglia ha annunciato che Arpisella tornerà a occuparsi a tempo pieno dell'azienda. «Decisione presa di comune accordo» sottolinea. Un passaggio che «è la prova - per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti - non della colpevolezza di Arpisella, ma che questa storia è tutta un grande equivoco dove non ci sono reati ma solo pasticci».   Parlando agli industriali riuniti a Prato la Marcegaglia ha ribadito che «l'autonomia e l'indipendenza di Confindustria sono totali». A chi gli ha chiesto un commento sulla copertina che le ha dedicato Panorama, Marcegaglia ha precisato che l'iniziativa di Confindustria non subirà arresti e continuerà come prima nei confronti dell'attività del governo. «I media si comportano come una maionese impazzita. Chiunque dice che Emma Marcegaglia acconsente o può attaccare il Governo a secondo di un articolo che la riguarda non sa cosa dice» ha arringato. A sancire l'apprezzamento di questa linea, la platea degli industriali, soprattutto esponenti di piccole e medie imprese, le ha riservato un lungo applauso. Appena è salita sul palco c'è stata una vera e propria standing ovation. Il suo discorso è stato scandito da una serie di repliche agli attacchi mediatici. Prima una precisazione a quanti continuano a delineare scenari su un ipotetico condizionamento della politica. «Noi non nutriamo alcuna ambizione politica, serviamo il paese e diciamo con autonomia quello che è bene per il suo sviluppo, per la sua crescita. Il nostro mestiere è questo, anche se la politica si infastidisce quando diciamo queste cose. Lo diciamo e continueremo a farlo anche a costo di sentirci dire che noi nutriamo ambizioni politiche».   Poi si toglie l'ennesimo sassolino dalla scarpa: «Questo teatrino mediatico mi fa abbastanza schifo. È una cortina fumogena velenosa che tenta d'investire anche Confindustria». Marcegaglia parla di «una coltre sempre più pesante di polemiche condotte a colpi di veleni e sospetti, odii e delegittimazioni personali, gossip e campagne mediatiche, intercettazioni telefoniche e accuse infamanti». A tutto questo Confindustria si oppone con forza. Il presidente ribadisce a tutta voce che il suo «dovere» è di «non piegarmi e di respingere con totale fermezza ogni tentativo di piegare la nostra autonomia. Non c'è intercettazione che mi faccia tremare la mano. Non intendo prestarmi al teatrino del veleno italiano e quindi da oggi in avanti non ne parlerò più». Marcegaglia ha ricordato che «invece di concentrarci sulle cose da fare, avendo il peggio della crisi alle spalle, e di fare un salto in avanti, la vita pubblica del paese è tornata vittima dei suoi peggiori difetti». E tutto questo può compromettere lo sforzo fatto dall'Italia nell'immagine che il Paese ha all'estero. Poi riferendosi al recento monito lanciato al governo: «la nostra pazienza stava finendo. L'ho detto nella logica di spronare, e non mi pento di averlo detto». «Era necessario che il governo agisse», ha osservato Marcegaglia, e dal discorso di Genova, una decina di giorni fa, si sono infatti registrati dei «passi avanti», come ad esempio la nomina del nuovo ministro dello Sviluppo economico e l'approvazione della legge di stabilità.

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