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L'incrocio tra verità e ridicolo

Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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Tre giornalisti sotto inchiesta. Il portavoce del presidente di Confindustria intercettato. Emma Marcegaglia che dice «vado avanti» e non specifica verso dove e forse almeno agli industriali che rappresenta dovrebbe dare qualche delucidazione in più. Siamo di fronte a un bel polverone all'italiana e a una buona decina di domande che attendono una risposta. Sono stato vicedirettore de Il Giornale per tanti anni, so come funziona la nave di via Negri a Milano e per questo penso che la magistratura stia sconfinando nel genere fantasy. Ma se seguiamo i ragionamenti delle toghe e prendiamo per serio lo scenario, allora trovo stupefacente un passaggio delle intercettazioni tra Nicola Porro (vicedirettore de Il Giornale) e Rinaldo Arpisella (braccio destro della Marcegaglia). Ci siamo riletti per dovere e per diletto i colloqui tra i due: è uno scambio di battute tra addetti ai lavori, il cazzeggio tra un giornalista e una sua fonte abituale. Ma a un certo punto ci si imbatte in un brano che merita di esser approfondito. Lo riportiamo sopra il titolo d'apertura del nostro giornale e credo che i lettori dopo avergli dato un'occhiata giungeranno alle mie conclusioni: qui qualcosa non torna. Provo a spiegare perché. La procura di Napoli, bontà sua, ha deciso di mettere sotto inchiesta i vertici di uno dei più importanti giornali italiani, evidentemente pensa che quel colloquio abbia qualcosa di serio sul piano penale. Se è così - e chi scrive pensa esattamente il contrario - allora è il caso di valutare tutto per bene, mettersi con la lente a decrittare ogni parola e inserirla in un contesto investigativo. Se è così, se quel colloquio nasconde trame criminali, allora forse è il caso di approfondire il passaggio in cui il portavoce del leader di Confindustria dice che dietro Gianfranco Fini e la Patrizia D'Addario s'agita la stessa mano. Una boutade? Una supposizione ardita? O forse chi parla sa qualcosa che a noi cronisti, alle istituzioni e alla magistratura inquirente è sfuggito in tutti questi mesi? Certo è che il brano è singolare e se le frasi di Porro sono oggetto di inchiesta, allora non capisco come mai un simile fil rouge sia ignorato dai Maigret della procura vesuviana.Non possedendo strumenti d'indagine che vanno al di là dell'intelligenza, posso solo ipotizzare che dietro quell'affermazione ci sia l'idea di una sorta di Comitato di liberazione da Berlusconi che si muove all'unisono ogni qual volta c'è un argomento sul quale si può mettere all'angolo il premier. Io ho la netta impressione che siamo di fronte a una serie di bischerate e allora la situazione è certamente grave (per la giustizia) ma non seria per il Paese. Tuttavia, non posso fare a meno di ricordare che è curioso il caso di una donna che entra in casa del Presidente del Consiglio con un registratore in mano. E non si può ignorare il fatto che quella registrazione poi sia stata messa online e sbattuta in prima pagina nell'estate del 2009. Ricordo il tam tam dell'epoca: nelle redazioni dei giornali non si faceva che discutere del fattaccio a luci rosse che avrebbe fatto capitolare il Cav. Non uscì nulla di concreto, ma quello è stato il momento che ha cambiato irreversibilmente il giornalismo d'inchiesta italiano. Se Repubblica decide di guardare sotto le lenzuola del premier e può passare all'incasso del premio Pulitzer, allora gli altri giornali possono fare altrettanto. Come scrive Marlowe oggi su Il Tempo, è la stampa bellezza, solo che alcuni vorrebbero questa regola valida a senso unico. A sinistra. Ecco perché quel passaggio delle intercettazioni tra Porro e Arpisella, alla luce delle mirabolanti congetture del presente, a me pare degno di nota. O si stabilisce che siamo in presenza di una chiacchierata in libera uscita tra un giornalista e il portavoce di un'istituzione imprenditoriale, oppure siamo di fronte a un contesto che va indagato per bene e per intero.   Nel primo caso tutto finisce come dovrebbe finire, cioè in una bolla di sapone. Nel secondocaso invece s'apre uno scenario dove le indagini s'allargano a macchia d'olio e l'inchiesta sulla D'Addario e le potenziali connection con altri soggetti interessati a far cadere il premier riprende quota e vediamo a che altezza arriva. Più in alto si sale e più in caso di caduta qualcuno si fa male.  

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