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Il Pd insegue Montezemolo

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Luca Cordero di Montezemolo

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Cercasi leader disperatamente. Non è la prima volta che ci provano ma ora il pressing si sta facendo più serrato. Ad ogni uscita ufficiale la domanda si rinnova come una litania, «quando scendi in campo?»; e lui immancabilmente smentisce, dice di essere impegnato in altre partite anche se una volta si è lasciato sfuggire un «mai dire mai nella vita» che ha rimesso in moto la fantasia dei retroscenisti. Per Luca di Montezemolo, fuori dalla cabina di regia della Fiat e alla guida (si dice per poco tempo ancora) della Ferrari, il dubbio amletico politica sì-politica no, sta diventando una questione esistenziale. Ma non lo è meno per quell'area, che dal centro va alla sinistra, in deficit di leadership vincente. Così è bastato che al salone dell'auto di Parigi qualcuno riproponesse a Montezemolo il solito quesito sull'impegno in politica, immancabilmente respinto e che dopo il Corriere della Sera ci costruisse sopra il consueto scenario, che ecco il Pd mettercio il cappello sopra. Come dire: ora Luca dice di no ma in futuro non si sa mai e meglio quindi aprirgli subito una porta. E a parlare ieri sono stati i big di Largo del Nazareno. A cominciare dal segretario Pier Luigi Bersani. «Non so cosa abbia in testa ma l'impegno in politica è sempre una buona cosa in un momento in cui bisogna darsi tutti da fare». Più esplicito il vicesegretario Enrico Letta: «Sarebbe molto utile che Montezemolo si impegnasse in politica. Sarebbe solo il benvenuto e aiuterebbe la politica italiana». Anche se ha precisato di non credere «alla logica del Papa straniero». Anche dall'Italia dei Valori arrivano segnali di apertura. A parlare è Luigi Li Gotti, avvocato e senatore dell'Idv che si è agganciato alla battuta lanciata da Montezemolo a Parigi a chi gli diceva che a molti questa politica dà la nausea. E il numero uno della Ferrari ha lanciato una risposta sibillina: «Ci sono gli Alka Seltzer». «Mi è sembrata solo una battuta» ha commentato Li Gotti sottolineando però che «tutti i contributi che possano arrivare dalla società civile, specie quelli che hanno avuto responsabilità a livello economico, manageriale e industriale, sono sicuramente positivi, in quanto la politica ha bisogno di questi aiuti per una sua migliore qualificazione. Il problema però rimane un vestito politico che dovrebbe assumere chi si candida a questi ruoli». Alla competenza personale e all'esperienza professionale acquisita, aggiunge Li Gotti, deve fare da corredo un programma «con scelte di fondo chiare. Il tecnico è sicuramente un acquisto importante per la politica ma poi è la politica che deve avere il dominio sulle scelte strategiche e sugli indirizzi che, se attuati, vincolano il Paese per decenni». Se è vero che Montezemolo non è un professionista della politica è anche vero che di innesti simili la storia della Seconda Repubblica è piena. A cominciare da Berlusconi. Tant'è che il premier al quale il fiuto del talent scout non manca di certo, offrì più volte a Montezemolo un ministero. Dalla sua l'ex presidente della Fiat ha una serie di sondaggi favorevoli. L'Ipsos lo mette addirittura dopo il presidente della Repubblica nella classifica dei personaggi istituzionali più amati dagli italiani. Montezemolo ha anche perfezionato il suo «laboratorio», o «pensatoio»; quell'ItaliaFutura, fondazione on line, che è diventata luogo di incontro con i delusi degli schieramenti politici e spesso e volentieri ha randellato il governo. Il 12 agosto scorso la Fondazione ha lanciato un appello a Berlusconi, Fini e Bossi perchè evitassero le elezioni anticipate. E ha picchiato duro su Berlusconi dicendo che «un leader si misura sulla base dei risultati che nei giudizi dei cittadini sono deludenti». Il prossimo 11 ottobre si riuniranno a Roma i fondatori e i finanziatori di ItaliaFutura. Dalla Fondazione assicurano che si tratta di un incontro di routine ma tra i partiti c'è comunque attesa. Di sicuro, sono in molti pronti a scommettere, qualche segnale Montezemolo lo lancerà.

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