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Bossi: "Fini si inginocchi e torni da Berlusconi"

Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi

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Se proprio bisogna scegliere, Umberto Bossi non ha dubbi: meglio Gianfranco Fini come alleato che il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Il Senatur è carico. E proprio da Ferrara, ultima tappa del suo viaggio lungo il Po che lo vedrà arrivare questa mattina a bordo di una motonave a Venezia per la conclusione della Festa dei popoli padani, detta la linea alla maggioranza. Ne ha per tutti. Si sfoga su Fini, attacca Casini, difende la sua Padania ma soprattutto ribadisce la sua fedeltà al premier: «La Lega ha fatto un patto con Berlusconi e lo manterrà perché lui ha mantenuto la parola sul federalismo e con chi mantiene la parola, manterremo la parola». Poi l'affondo sul presidente della Camera: «Noi non siamo come Fini che cambia bandiera». E continuando su questa onda si sfoga: «Spero che Fini torni in ginocchio da Berlusconi perché, nonostante tutto, è meglio lui di Casini». Un'apertura che però non vieta all'Umberto di attaccare il numero uno di Montecitorio: «Fini dice che la Padania non esiste. Per lui non esiste Berlusconi, non esiste la Padania, non esistiamo noi. Invece noi ci siamo e di solito vinciamo le elezioni». E alla fine eccolo tornare ad alzare il dito medio colorando la già eloquente scena con un sonoro «Toh!». Bossi poi torna ad aprire il capitolo elezioni e, dopo aver rassicurato il presidente del Consiglio («noi voteremo la fiducia») spiega: «Io sarei andato alle elezioni perché stare là due o tre anni nelle mani degli altri diventa molto stretta anche per Berlusconi». Poi però aggiunge: «Il presidente Napolitano non le vuole e Berlusconi neanche». Più scettico invece sull'idea di salvare questa maggioranza il ministro delle Riforme Roberto Calderoli: «La nostra posizione non è cambiata. Se si va avanti con governi forti siamo le persone più felici del mondo ma non vogliamo che si vada avanti solo perché il governo mangi il panettone». Bossi infine non poteva lasciare il palco di Ferrara senza ribadire la sua proposta di decentramento dei ministeri, indicata come prossimo obiettivo del Carroccio: «Perché tutti i dicasteri a Roma? Non può esserci un ministero a Bologna o a Ferrara, come è successo in Inghilterra, dove li hanno tolti da Londra per portarli nelle altre città? Lì non è morto nessuno anzi, migliorano la democrazia. I ministeri significano un sacco di posti di lavoro e un sacco di soldi. Perché deve finire tutto a Roma?». E quasi come anticipazione di quello che sarà il leit motiv del suo discorso a Venezia ecco che Bossi incendia le polveri: «La Padania non solo c'è ma è stufa di essere schiava del centralismo romano. Noi paghiamo, gli altri mangiano e non abbiamo nessun diritto».

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