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Tessera infuocata

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Auto in fiamme per la protesta protesta degli ultras dell'Atalanta alla festa della Lega Nord ad Alzano Lombardo

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Il calcio scotta. Domani inizia il campionato e gli ultras sono schierati in assetto di guerra: la tessera del tifoso non piace e va combattuta con ogni mezzo, il loro motto che li unisce da Bergamo a Catania. Se serviva una conferma del clima di tensione, è arrivata puntuale mercoledì notte con le bombe carta e le auto incendiate ad Alzano Lombardo dai tifosi dell'Atalanta, a due passi dal ministro Maroni, l'ideatore della tanto discussa «card». Secondo la Digos non c'erano solo ultrà atalantini, ma probabilmente supporter di altre squadre tra i settanta che hanno scatenato l'assalto al ministro dell'Interno. L'allerta in vista del prossimo weekend aumenta. La stagione calcistica che inizia apre una nuova era per i tifosi: chi non è in possesso della tessera non può abbonarsi alla squadra del cuore, ma soltanto acquistare di volta in volta i biglietti. E senza «card» le trasferte sono vietate. O meglio, sarebbero, perché gli ultrà assicurano che un modo per presentarsi allo stadio lo troveranno. Considerano la tessera una «schedatura», un business economico delle società, mentre le istituzioni la ritengono una misura necessaria per combattere il fenomeno della violenza. Fatto sta che al momento ci sono solo problemi: i tifosi protestano e minacciano disordini, gli stadi si annunciano sempre più vuoti, con almeno il 20% di abbonati in meno rispetto alla passata stagione. Eclatante il caso della Lazio: la curva «Nord» si è sciolta, da 27.000 tessere si è passati alle 7.000 attuali. Anche la Roma ha perso tanti abbonati: 6.000. Intanto si annunciano nuove misure per accorciare la strada verso stadi di calcio sicuri. A garantirlo la fiducia del Viminale nella tessera del tifoso e un decreto legge che prolungherà la misura della flagranza differita, prevederà la tutela giuridica per gli steward e confermerà il cosiddetto Daspo per i tifosi violenti. Ad illustrare le norme che vengono messe a punto in questi giorni è stato il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, sostenitore da sempre della flagranza differita. L'arresto in flagranza a distanza di ore dal fatto è stato previsto per la prima volta nell'aprile 2003 per reati commessi in ambito di manifestazioni sportive e sulla base di documentazione video fotografica o di altri elementi dai quali emerga con evidenza l'accaduto. La misura fu approvata con un termine di due anni, più volte rinnovata, spesso tra proteste in nome di una presunta lesione del garantismo. Mantovano annuncia inoltre che il decreto, che il Viminale si appresta a mettere a punto, conterrà anche novità per gli steward. Si profila, ad esempio, che possano essere qualificati, all'interno dello stadio, come pubblici ufficiali. In più, aggiunge il sottosegretario all'Interno, «il provvedimento potrebbe prendere in considerazione alcune misure anti violenza ipotizzate recentemente dal pool "reati da stadio" della procura di Napoli». A luglio il procuratore aggiunto di Napoli, Giovanni Melillo, aveva, infatti, avanzato la proposta di applicare il Daspo anche a quanti, pur non essendo stati protagonisti diretti di comportamenti violenti negli stadi, abbiano riportato condanne, anche non definitive per gravi delitti: rapina, estorsione, traffico di stupefacenti e, in generale, reati di criminalità organizzata. Dunque un pacchetto di misure su cui Mantovano si augura «ci sia da parte di tutti i partiti il massimo della compattezza, come è già avvenuto per i provvedimenti antimafia. A sottolineare che sul punto non ci sono divisioni ma unità d'intenti tra maggioranza e opposizione».

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