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L'uomo che «picconò» la Dc

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Glibastarono 752 preferenze e già alla prima votazione il candidato proposto da Ciriaco De Mita venne eletto. Ma lo stesso De Mita ignorava che l'uomo che era appena stato portato al Quirinale sarebbe stato uno dei grandi distruttori di quell'ordine marchiato a fuoco con lo Scudo Crociato. Figura eccentrica ai più, in realtà Cossiga appariva a chi gli stava vicino un personaggio shakespeariano nel suo tormento (talvolta dissimulato, altre volte evidente) per essere stato costretto a vivere ed agire in periodi bui, come quello del terrorismo, ed incerti, come quello in cui l'Italia incubava Tangentopoli. Nei primi come nei secondi si mosse mischiando spregiudicatezza - dote politica che aveva in abbondanza - e formidabile intuizione, fredda razionalità con palese emotività. L'uccisione di Moro fu il momento di svolta della sua vita. Per quello si dimise da ministro dell'Interno. Un triste epilogo che lo portò a vivere i mesi successivi nella solitudine fino a quando arrivarono gli incarichi da presidente del consiglio, presidente del Senato e infine Capo dello Stato. Ma è sul finire del suo mandato da presidente della Repubblica che iniziò ad "esternare" contro la Dc. Ormai la balena Bianca era defunta. La dispora democristiana iniziata anche se nella mente di Cossiga c'era la speranza di poter riunire tutti un'altra volta. Fu così che nel 1998 diede vita a una nuova formazione politica, Udr con l'intenzione di costituire un'alternativa di centro. L'Udr divenne subito la preziosa «stampella» per la politica estera del l'esecutivo D'Alema. Ormai della Dc era rimasto ben poco e Cossiga era diventato ormai l'uomo che dava consigli (a volte nemmeno richiesti).

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