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Ely e Gianfry uniti ma dov'è Giancarlo?

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Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani

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Eccoli qua, Gianfranco ed Elisabetta, coppia più paparazzata dell'estate. Fanno concorrenza a Corona e Belèn ormai. Fini con la Diet Coke in mano, la Tulliani in versione «vestivamo alla marinara», ciuffo biondo al vento, cappellino bianco pronto per il solleone. Ci siamo lasciati alla vigilia di Ferragosto con l'amletico interrogativo «ce la faranno?» e ci ritroviamo qui in redazione a prendere atto che Ely e Gianfry sembrano uniti dal cemento a presa rapida. Insomma, resistono, esistono e ho l'impressione che in qualche modo lottino insieme. Politica e sentimenti, cocktail affascinante, ma pericoloso. In ogni caso, i due ci danno da scrivere e fanno vendere copie, quindi, grazie di esistere. Ma come in ogni telenovela che si rispetti, c'è un terzo, più o meno incomodo: dov'è finito Giancarlo, il fratello di Elisabetta? Il cognato in affitto a Montecarlo chi l'ha visto?  Di lui si sono perse le tracce. Autolavata la Ferrari 458 Italia da 197 mila euro, ha sgommato e di lui non si sa più niente. Eppure di cose da dire, a occhio e croce, sembra averne parecchie. Che ne so, come mai aveva in locazione una casa ereditata da An, comprata da una società off-shore e infine magicamente ricomparsa nella sua disponibilità; oppure raccontare com'è facile per un giovanotto di cui non si sa bene la professione prendere una residenza a Montecarlo e spostarvi il suo quartier generale; sarebbe bello anche sapere se non gli sembra un po' eccessivo fare il gioco del silenzio mentre sulle sue imprese circola di tutto e il suo cognato presidente della Camera qualche gatta da pelare in suo nome pare ce l'abbia. Sono gli umili interrogativi di un cronista, certo, non i pensosi ragionamenti di chi abita a dieci minuti dal casinò di Montecarlo e dalla mitica curva del Tabaccaio. Noi qui abbiamo poco a che fare con Grace Kelly, ma parecchio con la cronaca e le visure camerali che raccontano un'avventura imprenditoriale che ha del miracoloso e dell'abborracciato nello stesso tempo. Il cognato in affitto è sparito. Eppure non è una voce isolata quella che chiede spiegazioni. Nulla. Sembra che il problema sia la cucina Scavolini Scenery (la più amata dagli italiani e pure dalla Tulliani) e non invece l'imbarazzante tema della vendita di un immobile di An a una società che ha la sua sede nel paradiso fiscale delle Piccole Antille. Sembra che tutto ruoti intorno ai pensili e alla lavastoviglie, non a un inquilino leggermente ingombrante che - saputo il fattaccio - avrebbe dovuto sloggiare rapidamente dall'abitazione monegasca per non dare imbarazzo al signor Presidente. Niente. Restiamo dunque appesi alla cronaca politica che offre generosi esempi di incapacità e loquacità senza senso. Prendete tal Maurizio Bianconi, vicecapogruppo alla Camera del Pdl. Non mi risultano di lui grandi imprese politiche, ma riesce con due battute a far incavolare il presidente della Repubblica adombrando che Napolitano voglia tradire la Costituzione. Dal Quirinale parte una nota al fulmicotone e se mi fa sorridere l'importanza data al Bianconi, non posso certo tacere il fatto che il Colle abbia ragione. Ho crititicato Napolitano per la sua sortita sull'Unità e l'appello a cessare la pubblicazione di notizie su Fini (cosa che accadrà quando non ci saranno più notizie, non prima), ma se uno ti sbatte in faccia un reato - uno dei più gravi - e poi si esibisce alla radio con un linguaggio davvero poco onorevole, è chiaro che tu reagisci e lo mandi a quel paese ricordandogli che esiste la messa in stato d'accusa e buonanotte. Napolitano non è Oscar Luigi Scalfaro, ha la sua storia, viene dal Pci, un partito con le idee sbagliate ma serio, il Presidente sa benissimo dove questa storia va a parare se non si trova una via d'uscita dentro la maggioranza. Ha già sciolto le Camere una volta con in sella il governo Prodi, lo farà anche ora se vi saranno le condizioni, cioè l'assenza di un'altra maggioranza in Parlamento e soprattutto il rispetto della volontà popolare. La confusa e rumorosa gran cocomerata d'agosto (nuovo conio dell'inossidabile Umberto Bossi) andrà avanti ancora per un po'. Poi riapriranno le Camere e vedrete, cari lettori, che le posizioni sulla scacchiera della politica saranno chiarissime. Non c'è spazio per inciuci e papocchi: o Berlusconi trova i numeri, isola Fini e va avanti, oppure si va dritti al voto. Nel frattempo, magari prima che Montecitorio si trasformi nell'Ok Corral, sarebbe bello avere due o tre spiegazioni dal cognato desaparecido. Io mi accontenterei delle risposte alle domande fatte dal Corriere della Sera o da Repubblica. Niente di speciale, solo un po' di sana curiosità che immagino i colleghi di largo Fochetti e Via Solferino vogliano ancora soddisfare. Il resto verrà naturalmente, occorre solo aspettare. Elisabetta e Gianfranco ora sono in vacanza, Ansedonia è un bel posto e i bimbi un'evasione nella poesia, un distacco dalla dura prosa della politica. Immagino che il cognato Giancarlo stia godendosela pure lui da qualche parte. Ma poi arriverà l'autunno e anche un altro inverno. Nello spazio del cambio di stagione, avremo più notizie, più dettagli, un quadro chiaro di quel che è accaduto a Montecarlo e dintorni. Occorre un po' di pazienza e gusto per l'indagine giornalistica. Nel frattempo, a riprova che la situazione è grave ma non seria, nel Palazzo si prendono a cocomerate.  

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