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Un cappello, un vulcano e un presidente

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Sergio Leone diceva di Clint Eastwood: «Mi piace come attore, perché ha solo due espressioni. Quella con il cappello e quella senza». In questo agosto turbolento, Napolitano ha una sola smorfia: quella del presidente inquieto. Però, con il panama bianco calato sul capo, è riuscito almeno a evitare quelle ustioni che tanto insidiano i calvi. Per lui l'unica consolazione, al ritorno dalle Eolie. O forse, a guardar bene, nel ritratto dell'inquilino del Quirinale con il copricapo di paglia, e proprio a Stromboli, c'è dell'altro, un che di letterario, prima ancora che di politico. Una cifra cool, una "tendenza Giorgio" in cui i tre elementi sono inscindibili, invitano all'emulazione, anche se nessuno potrà avvicinare la sua scomoda solitudine. È una moda ridotta a un modello unico, un trend per uomini che abitano fieramente il Colle ma che si immalinconiscono davanti a quello che gli isolani chiamano "Iddu", il vulcano che spara lapilli e lava come a Roma neanche immaginano. Stromboli che manifesta il suo furore attraverso "parossismi", cannonate di roccia infuocata, mica note in otto punti o querele. Fosse andato in Messico, e amasse il mescal, Napolitano sarebbe perfetto nel ruolo del declinante eroe di un romanzo di Malcolm Lowry. Invece è stato "solo" nel Mediterraneo, e il «bailamme» della politica gli ha rovinato pure il rito incantato del concerto al tramonto, in quella Casa Lamanta, strappata ai roveti sulle pendici della montagna viva, dove Alberto Contri invita gli amici per ascoltare musiche sparse: quest'anno si andava da Rachmaninoff a Renato Zero, da Glenn Gould ai Queen. Napolitano che a sera si toglieva il panama, perché nel buio lo calzano solo le star di Hollywood, e a lui non andava di essere frullato nello stesso "file" pop di Justin Timberlake o Madonna, né sembrare un Indiana Jones in equilibrio precario sul ponte di liane dei poteri costituzionali. Non voleva neppure somigliare a un qualunque Bogart in Borsalino, uno di quei personaggi dei noir americani dove, come suggeriva Chandler, «riconosci il detective perché è sempre quello con il cappello». E che cappello, però. Avrà mai riflettuto, Napolitano, sulla circostanza che a garantire uno spot secolare al panama (a dispetto del nome, fabbricato da una rara palma ecuadoriana) fu un altro presidente, Teddy Roosevelt, fotografato con quel gadget in testa lì dove costruivano il canale fra Atlantico e Pacifico? O che la banda nera sulla falda fosse stata apposta nel 1901 in segno di lutto per la Regina Vittoria? Le traiettorie del caso, un cappello che sigilla le vicissitudini dei leader. Cercava solo quiete e ombra, Napolitano. Ma a Stromboli non ce n'è mai, come sapevano Rossellini e la Bergman, che su quelle braci si accesero delle passioni che carbonizzano l'anima. Un presidente, un accessorio trendy, un'isola chic e selvaggia. Fa moda, ma lasciate perdere. Non era mica la pipa a fare Pertini.

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