
La manovra è inevitabile per arginare la «metastasi della spesa pubblica» e tentare di ridurre la montagna del debito che pesa sull'Italia, ma non deve determinare un aumento della pressione fiscale.

Èuno scenario con molte ombre quello delineato dal presidente della Confesercenti, Marco Venturi, nel tradizionale appuntamento con l'assemblea annuale dell'organizzazione rappresentativa del commercio, servizi e turismo. Rivolgendosi direttamente ai ministri del Lavoro Maurizio Sacconi e della Pubblica amministrazione Renato Brunetta presenti in sala in rappresentanza del governo, Venturi si è detto d'accordo sulla strategia di tagliare gli abusi e gli eccessi, con particolare riguardo al pubblico impiego, per il quale «servirebbe una vera e propria rivoluzione». Ma per il rilancio dell'Italia, è stata la sua richiesta pressante, è necessario ridurre la pressione fiscale dal 43,2% al 40% in tre anni: «un punto all'anno - osserva Venturi - con l'obiettivo di favorire gli investimenti ed incentivare i consumi». A fianco di un fisco meno oneroso, Venturi gira al governo anche la richiesta di una coraggiosa riduzione della spesa pubblica, per portare il debito pubblico sotto il 100% rispetto al Pil in cinque anni, il rilancio delle infrastrutture strategiche, il varo di un piano di investimenti per una maggiore autonomia energetica e un'accelerazione sullo sviluppo del Mezzogiorno. Il presidente di Confesercenti invita anche alla prudenza sulle modifiche all'articolo 41 per la liberalizzazione dell'attività di impresa per evitare il dilagare dei centri commerciali che hanno già prodotto uno «tsunami» e fatto chiudere i battenti a tanti piccoli esercizi, con il rischio di vedere a breve scomparire i negozi in città. Venturi propone dunque di abbattere i tributi locali e le tariffe, esentare da ogni obbligo formale quelle imprese che operano nei piccoli comuni dove assicurano servizi indispensabili e incentivare e favorire la messa in rete delle attività commerciali. Dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi arriva il riconoscimento che alle imprese occorre «una regolazione fiscale semplice, spostando il peso da persone fisiche e giuridiche a cose e consumi». Sacconi osserva anche che il governo è impegnato in un percorso «di meno Stato e più società. Questo vuol dire meno regole, meno strutture pubbliche, meno spesa e meno tasse. Ma anche maggior riconoscimento al ruolo che possono svolgere le imprese, singole o associate in rete». E sulla modifica dell'art.41 Sacconi sottolinea che non comporta una liberalizzazione selvaggia, ma esalta invece l'autocertificazione e libera l'impresa dalla gabbia della burocrazia. L.D.P.
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