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I finiani si vendicano sulla Meloni

Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni

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I finiani tornano all'attacco. Anzi, si vendicano proprio. E poco importa chi sia la vittima dello sfogo, l'importante è creare scompiglio. E così ieri è toccato proprio al ministro della Gioventù subire l'affronto di quei deputati del suo stesso partito che, approfittando di un Pdl già spaccato nell'Aula della Camera, hanno remato per affondare il disegno di legge sulle comunità giovanili proposto proprio da Giorgia Meloni. Un vero e proprio gioco da ragazzi per Luca Barbareschi e Benedetto Della Vedova, deputati vicini al presidente della Camera, ai quali è bastato accodarsi alle già dure critiche provenienti da altri colleghi di maggioranza per intralciare l'iter di un ddl che dovrebbe portare allo stanziamento di un fondo di 18 milioni di euro da destinare alle associazioni giovanili. E così mentre Alessandra Mussolini, presidente della commisione bicamerale sull'Infanzia, puntava il dito su quelle che ha definito essere «comunità giovanili politicizzate» e sul fatto che nelle comunità possano entrare persone fino a 35 anni («Che giovane sei a 35 anni? A quell'età sei un bamboccione...») il collega Della Vedova ha tuonato: «L'idea di creare un fondo assai cospicuo, totalmente intermediato dal livello politico e governativo, credo che sia il modo peggiore, o sicuramente sbagliato, per affrontare il sostegno all'associazionismo giovanile». E ancora: «Ritengo che vi sarebbero modi migliori e, lasciatemelo dire, molto più educativi che non quello del finanziamento pubblico». Un intervento talmente appassionato da conquistarsi perfino l'applauso dei deputati Democratici. Trattamento riservato poco prima, guarda caso, solamente alla Mussolini. Ma sulla opportunità di destinare risorse a questo provvedimento si è espresso duramente anche Barbareschi. Un'ulteriore bacchettata alla Meloni e al suo operato: «Trovo sbagliato questo testo. Mi dispiace doverlo dire, ma credo che negli ultimi anni tutte le grandi innovazioni prodotte dai giovani siano state create senza sovvenzioni. La storia della musica, del rock, del jazz, del cinema lo dimostra: i più innovativi sono nati senza necessità di fondi dello Stato e senza, ciò che è peggio, il cappello dello Stato». E così, mentre la Meloni tentava di mediare le varie posizioni all'interno del Pdl e l'ex ministro Antonio Martino, fortemente critico, attaccava il ddl contestandone la trattazione in un momento di grave crisi economica, l'opposizione giocava la carta della mancanza di copertura finanziaria. Una critica fatta emergere dal capogruppo del Pd Dario Franceschini che questa mattina chiederà di rispedire il testo in commissione «perché non è stato evidentemente ben preparato per l'Aula». Dalla parte del ministro della Gioventù si sono invece immediatamente schierati i ragazzi di Azione universitaria. È toccato proprio al presidente Giovanni Donzelli difendere la Meloni: «La Mussolini dovrebbe sapere che mentre lei provava a fare l'attricetta di cinema, i giovani di destra morivano sognando le comunità giovanili». E lo sfogo continua: «La proposta della Meloni viene da anni difficili in cui i giovani di destra sognavano, una gioventù capace di rispondere al disagio con musica, teatro, arte e creatività. Paolo Di Nella è morto ucciso mentre si batteva proprio per una battaglia come quella in discussione alla Camera. Ma la Mussolini in quegli anni era un po' più spensierata di Paolo di Nella».

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