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La campagna di Libia

SIlvio Berlusconi

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Berlusconi vola da Gheddafi e il Rais libera tre pescherecchi e l'imprenditore svizzero. Da Sofia a Tripoli. Da Garibaldi alla mediazione per liberare l'imprenditore svizzero «prigioniero» in Libia da quasi due anni. Una giornata intensa per Silvio Berlusconi che gira come una trottola sul palcoscenico della politica internazionale. Un modo per ribadire che, nonostante tutto, continua a giocare un ruolo di primo piano in Italia e nel mondo. La vicenda libica ne è l'esempio più eclatante. In mattinata, lasciando Sofia, il Cavaliere è enigmatico. Non vuole svelare i motivi della sua visita improvvisa all'amico Gheddafi. «Vedrete» risponde ai giornalisti che gli chiedono chiarimenti. Nel frattempo l'Italia dei valori, con Leoluca Orlando, lo attacca accusandolo di fare affari con i suoi omologhi «dittatori» incurante del dramma dei «campi di concentramento libici dove gli uomini sono torturati e le donne stuprate», ma anche dell'ufficio Onu «chiuso perché la Libia non riconosce la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951». Berlusconi non risponde e, all'arrivo a Tripoli, si chiude nella tenda di Gheddafi per quello che è un vero e proprio vertice diplomatico. Con lui, infatti, ci sono i ministri degli Esteri di Svizzera, Spagna (presidenza di turno della Ue) e Malta, nonché l'ambasciatore tedesco in Libia. La notizia che Max Goeldi, imprenditore svizzero da 23 mesi bloccato a Tripoli, potrebbe essere liberato è nell'aria. Si dice addirittura che potrebbe essere consegnato direttamente al presidente del Consiglio italiano. Non è così. In serata Goeldi sale su un aereo di linea diretto a casa. Svizzera e Libia hanno siglato un accordo che «normalizza» i rapporti tra i due Paesi. Ma il primo ministro libico Bagdadi Ali al Mahmoudi non rinuncia ad esprimere un pubblico ringraziamento al Cavaliere: «Il ruolo del premier Silvio Berlusconi per risolvere il contenzioso tra la Libia e Svizzera è stato determinante. Lo Stato libico ringrazia l'Italia per tutti gli sforzi messi in atto».   Non solo. Il premier porta a casa un altro successo. Gheddafi ha accolto anche la richiesta di liberare i tre motopescherecci di Mazara del Vallo sequestrati nei giorni scorsi dalla Marina libica. Insomma, con buona pace dell'Italia dei valori, il «dittatorello» Berlusconi non ha fatto affari, ma è intervenuto per condurre in porto una delicata mediazione. Un gesto che consolida i rapporti tra Italia e Libia ma che, soprattutto, consolida il ruolo internazionale del premier italiano. Che è sempre più convinto di essere un leader ascoltato e in grado di risolvere certe situazioni di crisi anche per i forti rapporti personali che intrattiene. È lui stesso a confidarlo al premier bulgaro Boiko Borisov durante il pranzo di compleanno organizzato a Sofia. «Da presidente del G8 - dice - ho già avviato una strategia per la difesa dell'euro e contro gli speculatori che hanno scatenato la crisi attaccandolo. In Canada (prossima sede del G8 e del G20 ndr) non mancheremo di mettere a punto una strategia comune della difesa della moneta europea». Poi un riferimento ai rapporti con Barack Obama («un uomo saggio, concreto, illuminato») e con Benjamin Netanyahu («quello con la nave pacifista è stato un incidente che fa male soprattutto a Israele, che è stato controproducente soprattutto per loro che non l'hanno certamente voluto causare»). Ma il premier pensa anche all'Italia: «Sono indispensabile, un punto di riferimento per il Paese». E rammaricandosi per il mancato dialogo con l'opposizione spiega: «È debole, non c'è un leader con cui dialogare seriamente, sono divisi». In ogni caso lui, pur tra mille difficoltà, non ha nessuna intenzione di mollare. «Ho una barca alle Bahamas, una villa ad Antigua, una delle più belle del mondo, ma non posso godermele - racconta -. Sono otto anni che non vedo la villa, e non vedo la barca».  

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