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Un milione e mezzo al figlio di Muammar

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Lacrisi tra Libia e Svizzera, cominciata con il fermo, a Ginevra, di Hannibal Gheddafi, figlio del leader libico, è proseguita sul binario delle reciproche ritorsioni, fino a coinvolgere direttamente tutta l'Unione Europea quando, lo scorso febbraio, Tripoli ha deciso di chiudere le frontiere ai cittadini dell'area Schengen. Tutto comincia il 15 luglio 2008 quando, a Ginevra, Hannibal e sua moglie Aline, vengono arrestati a per maltrattamenti nei confronti dei loro domestici. Vengono rilasciati dopo due giorni, ma il 19 il governo di Tripoli arresta Max Goeldi e Rachid Hamdani, due uomini d'affari elvetici, accusati di aver violato la legge sull'immigrazione (verranno liberati 11 giorni dopo su cauzione). Il 4 settembre 2009 il quotidiano svizzero La Tribune de Geneve pubblica le foto segnaletiche di Hannibal Gheddafi scattate l'estate precedente. Le immagine scatenano la disapprovazione di Tripoli. Goeldi e Hamdani, ancora bloccati in Libia, sono condannati a 16 mesi di prigione e al pagamento di un'ammenda per soggiorno illegale. Il secondo viene dichiarato innocente il 10 gennaio 2010. Mentre l'11 febbraio Goeldi, ottiene una riduzione della pena da 16 a 4 mesi. Ieri la fine della querelle con il ministro degli Esteri svizzero Micheline Calmy-Rey, in visita a Tripoli, che si è scusata con la Libia per la pubblicazione delle foto segnaletiche. Ma Hannibal Gheddafi ha anche ottenuto il risarcimento di 1,5 milioni di euro dal cantone di Ginevra. «Il tribunale ha dato ragione ad Hannibal Gheddafi e ha deciso di concedere l'indennizzo», ha detto il capo della diplomazia libica Moussa Koussa dopo la firma dell'accordo fra Berna e Tripoli che ha aperto la strada per la normalizzazione dei rapporti fra i due Paesi.

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