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Le toghe scioperano con il portafoglio pieno

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Imeno pagati erano i lavoratori della pulizie (15.877 euro lordi l'anno), mentre la categoria con il portafoglio più pesante (oltre 110.000 euro lordi l'anno) era quella dei magistrati. Nello stesso anno Umberto Bossi propose di tagliare gli stipendi a politici e toghe. Il segretario dell'Anm Luca Palamara commentò secco: «Prima portiamo gli stipendi a livello dei parlamentari e poi preoccupiamoci di tagliarli». Va sempre così. Chi tocca le tasche dei magistrati «muore». E poco importano le statistiche dell'Istat. Appena qualcuno ci prova si becca, come minimo, una bella protesta. È successo anche stavolta. Ieri l'Associazione nazionale magistrati ha infatti proclamato uno sciopero per il primo luglio mentre ha fatto sapere che, dal 21 al 25 giugno, saranno organizzate «una o più giornate di sospensione dell'attività di supplenza». L'obiettivo, ovviamente, sono i tagli messi a punto dal governo. Secondo le toghe, infatti, la manovra economica, «colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente (magistrato o altro funzionario) con uno stipendio lordo di 150.000 euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l'anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi per circa 10.000 euro lordi l'anno (circa il 25% dello stipendio)». Insomma, i magistrati «ricchi» protestano per difendere quelli «poveri». Peccato che sul problema sia già intervenuto il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha fatto sapere che si batterà al fianco delle giovani toghe cui «è stato chiesto un sacrificio di gran lunga più elevato rispetto ai colleghi anziani». Colleghi anziani che, tra l'altro, non hanno alcuna intenzione di sacrificarsi maggiormente. Al punto che, mentre invitano il governo a intervenire altrove (soppressione dei piccoli tribunali e delle sezioni distaccate di tribunali; recupero delle pene pecuniarie e delle spese di giustizia; sospensione dei processi con imputati irreperibili), fanno candidamente sapere che gli effetti degli interventi previsti sono già visibili. Quali sono? «La manovra - spiega il comunicato - sta già provocando un massiccio "esodo" di magistrati, gravemente penalizzati dalle misure concernenti il trattamento di fine rapporto, con conseguente grave scopertura degli organici già in sofferenza». Che tradotto vuol dire che un bel numero di magistrati, pur di non perdere i propri privilegi, sta anticipando la pensione. È sempre la solita storia: i sacrifici devono farli tutti, ma è meglio se iniziano gli altri. Tant'è che il Guardasigilli prova a lanciare un appello disperato: «I magistrati sono un pezzo del Paese. All'Italia in questo momento viene chiesto un sacrificio per il bene di tutti. I giudici non dovrebbero sottrarsi a questo sacrificio». E mentre Pd e Idv si schierano compatti al fianco della toghe, l'Udc trova lo sciopero del primo di luglio assolutamente incomprensibile. «In una fase di crisi in cui a tutti, compresi i politici, è chiesto un sacrificio economico - commenta il segretario centrista Lorenzo Cesa -, stupisce la decisione dei magistrati di indire uno sciopero contro i tagli al loro stipendio». E pensare che Petronio diceva che «dove comanda il denaro, le leggi non valgono niente». Nic. Imb.

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