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Hanno parcelle d'oro ma scendono in piazza

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Moltidi loro hanno parcelle d'oro eppure quando vengono chiamati a contribuire alla manovra anticrisi si tirano indietro, fanno le barricate, proclamano lo sciopero e sono pronti a bloccare le attività nelle Asl e negli ospedali. I sindacati dei medici del servizio pubblico incroceranno le braccia per due giorni il 12 e il 19 luglio contro le misure prese con la manovra. Sostengono che il blocco del turnover determinerà una carenza di circa 20.000 medici e dirigenti sanitari necessari al funzionamento degli Ospedali e dei Servizi Territoriali; il licenziamento dei precari che da anni vicariano le mancate assunzioni soprattutto nei settori legati all'emergenza e alla prevenzione; il taglio di 10 miliardi delle risorse alle Regioni con inevitabili ricadute sul settore socio sanitario che rappresenta il 70% del loro bilancio. La protesta è stata decisa nonostante il voto contrario della Cisl e Uil Medici. Sostenuto quindi dalla sola Cgil ha il carattere di una mobilitazione politica. Secondo i sndacati la manovra sottrae risorse indispensabili al funzionamento del sistema sanitario ed al mantenimento dei livelli essenziali di assistenza. Il rischio, dicono in coro i medici, è quello che la manovra taglia le prestazioni mediche ai cittadini del 10% con il rischio di un notevole allungamento delle liste di attesa. Il segretario dei medici della Cgil, Massimo Cozza, sottolinea in questo senso che anche l'assistenza territoriale viene penalizzata e che le regioni saranno costretto a tagliare le prestazioni sociali e sanitarie a partire dall'assistenza domiciliare e quella per i non autosufficienti. Fra gli altri effetti anche quelli segnalati gli anestesisti, convinti che saranno «fortemente a rischio una parte dei 50.000 interventi chirurgici che quotidianamente vengono effettuati negli ospedali italiani». C'è poi il fenomeno degli sprechi che nessun governo è finora riuscito a debellare. Un esempio? Un defibrillatore a Trento costa 13.500 euro e pochi chilometri dopo, a Bolzano, per lo stesso strumento sanitario bisogna pagare 16.100 euro. Non tutte le Asl regionali rendicontano gli acquisti sanitari anche se a chiederli è direttamente il ministro della Salute. Uno dei casi più eclatanti sembrerebbe quello della Regione Sicilia che, pare non abbia mai inviato alle direzioni ministeriali i dati relativi agli acquisti sostenuti dalle proprie Asl. Altra situazione è quella del mercato delle attrezzature sanitarie. Produce un fatturato da sette miliardi l'anno. Ogni anno, spiega Andrea Messori, vicepresidente della Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo), in ciascun ospedale si spendono in media 110 milioni per l'acquisto di dispositivi medici soprattutto per la cardiologia interventistica, contro 90 milioni per i farmaci. Mentre per i farmaci c'è una governance, l'Aifa (agenzia italiana sui farmaci), un organo di controllo simile manca per i dispositivi. Col risultato che in questo settore il prezzo è libero con gare che si svolgono ospedale per ospedale, con un'eterogenità di prezzi enorme che possono raddoppiare o triplicare da zona a zona dell'Italia.

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