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La manovra si abbatte su statali e enti locali

Giulio Tremonti, ministro dell'Economia

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Blocco degli stipendi del pubblico impiego, rimodulazione delle finestre di uscita per il pensionamento, tagli alle spese dei ministeri, soppressione delle province con un numero di abitanti inferiori a 220.000, di alcuni enti e un corposo pacchetto di misure antievasione. È da lacrime e sangue la manovra firmata Tremonti e varata ieri dal Consiglio dei ministri. «Non è una Finanziaria come le altre, dobbiamo gestirla tutti insieme» ha detto il ministro dell'Economia ai rappresentanti degli enti locali inferociti per i pesanti tagli. Insomma una manovra straordinaria come straordinario è lo scenario internazionale. Metterla a punto non è stato facile per l'alto tasso di impopolarità che contiene tant'è che fino all'ultimo c'è stato un duro braccio di ferro tra Tremonti e Berlusconi. Il premier in Consiglio ha detto che il messaggio da dare è che lo Stato deve costare meno ai cittadini. Prima del Consiglio dei ministri c'è stato un lungo incontro tra Berlusconi e Tremonti con il sottosegretario Letta a fare da mediatore. La manovra, in 22 articoli, prevede misure per 24 miliardi in due anni. Nessun aumento delle imposte anche se è evidente che gli enti locali per rifarsi dei tagli ai trasferimenti agiranno sulle imposte di loro competenza. Il pilastro portante è dato dalle misure di lotta all'evasione dal quale il governo conta di recuperare 6-7 miliardi già dal primo anno, accompagnato da un giro di vite alle spese a cominciare da quelle per il personale della pubblica amministrazione. Con il pacchetto di misure il disavanzo pubblico dovrebbe scendere dal 5% del Pil di quest'anno al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2012, così come previsto dagli impegni presi con Bruxelles.  

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