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Arriva la cura Tremonti per la Sanità

Giulio Tremonti, ministro dell'Economia

Casini taglia Fini e guarda al Pdl

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Due binari paralleli. Da un lato la manovra economica che il governo deve varare entro l'anno (un pezzo dovrà essere fatto prima dell'estate). Dall'altro il federalismo fiscale, visto che entro giugno l'esecutivo deve scoprire le carte e rendere noti i costi. I due binari procedono parallelamente e s'intrecciano. Perché è evidente che la crisi dell'eurozona rende necessario un forte taglio delle spese e stavolta non si resterà in superficie. Il ministro dell'Economia s'appresta ad affondare il bisturi. Forse intervenendo su Comuni e Sanità, le due principali partite del federalismo fiscale. Come funzionerà il nuovo assetto? La legge delega approvata in Parlamento e i testi dei decreti attuativi finora abbozzati sono chiari: ognuno farà per sé, i soldi raccolti resteranno sul territorio. E chi non ce la fa? Avrà il soccorso di un fondo perequativo che dovrebbe essere finanziato dalle Regioni. Nella fase iniziale però sarà lo Stato a coprire versando i primi soldi. E da dove li prende? Qui si apre il capitolo più delicato anche perché gli studi preparatori dei decreti attuativi sul federalismo fiscale realizzati da Antonini e Cipollina sembrano non essere molto chiari. Si sta facendo largo anche una nuova scuola di pensiero che prevede un federalismo in due tempi visto che non è detto che i decreti attuativi debbano essere approvati tutti assieme. Più probabile che la crisi finanziaria internazionale, così pesante, consigli di tenere da parte i capitoli che comportano maggiore spesa e invece di varare subito la devoluzione dei poteri come nel caso di Roma Capitale. Poi ci sono i costi. Una soluzione potrebbe essere quella di porre fine alla spesa frazionata delle Regioni centralizzando tutto.   È possibile che si proceda alla creazione di una sorta di Consip, la società dello Stato che si preoccupa di fare gli acquisti per tutti, solo a carattere locale. Il nuovo strumento potrebbe incidere soprattutto sul fronte della spesa sanitaria e sul ministero della Salute. Le centrali di costo su cui si dovrebbe incidere non sarebbero tanto l'acquisto dei medicinali (che rappresenta appena il 5% della spesa di settore) bensì le voci più pesanti come quella dei macchinari. Poi c'è il costo del personale. Tuttavia si tratta di ipotesi che dovranno essere concordate con le Regioni. E non sarà una partita facile. Il governo intanto può sfruttare il clima positivo, quasi di solidarietà nazionale, che si è instaurato in Parlamento. Persino l'Udc, che pure aveva votato espressamente contro la legge sul federalismo fiscale, ha cambiato toni. Ieri Pier Ferdinando Casini è arrivato ad ammettere: «Con la Lega abbiamo fatto polemiche durissime, ma la campagna elettorale è finita. Abbiamo votato il federalismo, oggi chiediamo che i decreti attuativi siano fatti bene e non male», serve un «fondo di garanzia perequativo». E a Lucia Annunziata che durante In mezz'ora gli chiedeva se quella potesse essere considerata un'apertura, ha risposto: «Sto costruendo una posizione costruttiva aperta, perché la Grecia è dietro l'angolo». Un canale specifico con Calderoli? «Noi parliamo con tutti in Parlamento, non abbiamo bisogno di andare in un salottino. Calderoli è il ministro, non c'è in programma un incontro ma parleremo anche con lui». Calderoli ha messo le mani avanti: «Se vogliono parlare di federalismo fiscale porte aperte, accettiamo qualunque tipo di contributo, se invece, con la scusa della crisi economica, qualcuno cerca di farci ripiombare nella Prima Repubblica, verrà schiacciato come il serpente...» La partita a scacchi è appena iniziata. E anche se non s'intravede all'orizzonte, l'estate che sta per arrivare sarà calda. Torrida.  

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