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Polverini: tutto chiarito la secessione non ci sarà

Renata Polverini

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La secessione delle province, con tanto di referendum per creare una nuova Regione senza Roma, non ci sarà.. È la presidente del Lazio Renata Polverini a scendere in campo e ad assicurare che «è stato tutto chiarito. Stiamo andando avanti, abbiamo riscattato questa Regione dalla sinistra e dobbiamo lavorare insieme». E se il presidente della Provincia di Frosinone Antonello Iannarilli non molla, la Polverini lo rassicura: «Il Consiglio regionale del Lazio vedrà una presenza importante anche della provincia di Frosinone, che in questo momento presenta qualche criticità. Le cose andranno avanti serenamente». Ma la tensione c'è. È il numero uno di Palazzo Valentini, Nicola Zingaretti, ad attaccare: «Non posso nascondere la mia preoccupazione per la confusione che si trascina ormai da giorni sui temi della governance e degli enti locali del nostro territorio. In rapida successione abbiamo dovuto constatare una tensione mai vista in passato tra i Municipi di Roma e il Campidoglio sui temi delle risorse e del decentramento, il caos sulla secessione delle Province e lo scontro sul centralismo e l'egoismo capitolino rispetto al resto della Regione - spiega il presidente della Provincia di Roma - Il rischio, se si va avanti così, non è l'accentuarsi o meno della conflittualità interna a un partito, ma è la paralisi di governo». Poi ragiona: «Questa tensione nasce dall'aver voluto affermare, in questi ultimi mesi, l'idea del Lazio come area vasta di Roma. Un concetto che suona o come offensivo, perché definisce il Lazio come deposito di risorse da prelevare e discarica dei problemi di una Capitale padrona, o come falso, perché un'area vasta, in tutto il mondo, non può essere vista come un'astrazione politica che va da Antrodoco a Terracina, ma deve indicare quell'insieme di Comuni uniti da un'interdipendenza di servizi e funzioni che devono essere valorizzate e messe in condizione di funzionare. Quella che la Costituzione italiana definisce una Città Metropolitana». Insomma ci sia una «tregua» e si ricostruiscano «le sedi del confronto e del dialogo per contribuire a una riforma utile e condivisa». Infine Zingaretti fa un appello alla Polverini: «Di promuovere al più presto sedi e luoghi di confronto nei quali riaprire il dibattito e cercare di stabilire una posizione comune». Non si placa la polemica. Per il consigliere regionale del Pd, Enzo Foschi, «questi so' matti, altro che tutto chiarito come annuncia la Polverini. Hanno chiesto i voti dei cittadini per farsi votare e oggi per risolvere i loro cavoli interni puntano a spaccare il Lazio proponendo, di fatto, lo scioglimento della Regione solo perché i loro giochi di potere non hanno soddisfatto gli appetiti di tutti i boss locali». L'ex consigliere del Pdl Donato Robilotta invita alla calma: «Ora che è stato chiarito ogni equivoco che la questione delle Province non c'entra niente con la giunta Polverini, credo che il gruppo dirigente locale del Pdl, insieme ai dirigenti nazionali che se ne occupano, farebbero bene a capire le ragioni del territorio che esprimono i presidenti delle Province di Frosinone e Latina, Antonello Iannarilli e Armando Cusani, invece di minacciarli con il bastone o con le smentite del giorno dopo». Netto anche il senatore reatino Angelo Maria Cicolani: «Credo che sulla Giunta sia necessario aspettare che si chiuda anche l'elezione del Consiglio regionale, perché se accadesse che fosse eletto presidente del Consiglio regionale uno della provincia di Frosinone, dico per dire, è chiaro che questo avrebbe valore più di un assessore. Per il resto queste spinte secessioniste mi sembrano un po' velleitarie». E se l'assessore regionale agli Enti locali, Giuseppe Cangemi, bolla come «una proposta provocatoria» quella di una Pontida del Lazio, Iannarilli non sente ragioni: «Già il 16 febbraio 2009 avevo presentato un proposta di legge alla Camera per la modifica dell'articolo 131 della Costituzione e c'era anche nel mio programma elettorale. Ora abbiamo accelerato le procedure perché la situazione sta diventando insostenibile a prescindere dalla vicenda dell'assessorato. Non vogliamo fare muri né isolarci, ma rivendichiamo l'autonomia amministrativa ed economica. D'altronde lo prevede l'articolo 132 della Costituzione».

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