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Dopo Scajola, spunta il nome di Romani

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Silvio Berlusconi non ha ancora deciso a chi affiderà il ministero dello Sviluppo economico, lasciato ieri dal dimissionario Claudio Scajola. Per il momento l'intenzione del premier è assumere l'interim del dicastero in attesa di trovare una soluzione. Lo ha confermato lo stesso Berlusconi nel corso di una cena che si è tenuta ieri a Palazzo Grazioli con alcuni senatori, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti. L'incontro di ieri - che rientra nella serie di periodici appuntamenti che il presidente del Consiglio tiene nella sua residenza privata con i parlamentari del Pdl - è stato, per ovvi motivi, incentrato per gran parte sulle dimissioni di Scajola. Il Cavaliere ha ribadito davanti ai senatori presenti la «solidarietà» al suo ex ministro e ha ribadito i propri timori: «Ho accettato le sue dimissioni per permettergli di difendersi liberamente - avrebbe spiegato il premier ai suoi commensali -. Ma temo che questo sia solo il segnale di un disegno più ampio, di una manovra molto più larga con cui colpire il governo». Il premier, secondo quanti riferito da un partecipante, ha voluto ascoltare i pareri dei parlamentari presenti per valutare al meglio il da farsi. «Chi consigliate di mettere al posto di Scajola?» avrebbe domandato il presidente del Consiglio. I nomi circolati ancora sono quelli di cui hanno parlato gli organi di informazione, tutti del Pdl a partire da Paolo Romani, viceministro allo Sviluppo economico che «piace». Nessun accenno alla possibilità che il dicastero dell'Industria venga assegnato alla Lega. Il ragionamento del premier è che «se era nostro dovrà restare nostro». In attesa della nomina del successore di Scajola,  il premier ha confermato l'intenzione di assumere temporaneamente l'interim dello Sviluppo economico. Nel corso della serata è stato fatto nuovamente cenno ai rapporti con Gianfranco Fini. «Lui resterà a fare il presidente della Camera» avrebbe detto il presidente del Consiglio, ma fondamentale sarà valutare il comportamento dei suoi uomini in Parlamento: se ci saranno problemi si avranno conseguenze. La terza carica dello Stato, secondo Berlusconi, andrebbe in televisione solo per attaccare il presidente del Consiglio. Quindi, a questo punto dei rapporti, la cosa importante è che l'ex leader di An non esca dalla vicenda come «una vittima». «Quello che Fini non ha capito - avrebbe spiegato Berlusconi ai suoi invitati - è che l'affetto mostrato per Bossi deriva dal fatto che con lui è necessario farlo per avere un rapporto nella coalizione». Con Fini, invece, «la situazione è quella di conviventi nello stesso partito, quasi di marito e moglie, il cui affetto è scontato e in cui non c'è un continuo bisogno di confermarlo», proprio perchè si considera l'altro come uno «di famiglia». Durante la cena il premier non ha fatto nessun riferimento calcistico, come invece avvenuto in altre occasioni: nè alla contestata partita tra Lazio e Inter, nè all'allenatore del Milan Leonardo. Ai partecipanti Berlusconi è apparso stanco al suo arrivo («Ho fatto 50 incontri in giornata tra Arcore e Palazzo Chigi» ha riferito il premier), ma poi nel corso della serata si è «rinvigorito», cantando anche alcune canzoni in francese. Nel menù «culinario» della serata le solite portate «tricolore»: antipasto mozzarella, pomodoro e basilico; penne al pesto, quattro formaggi e pomodoro; gelato rigorosamente rosso, verde e bianco.

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