Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Udc: delusi ma non ancora pentiti

Pier Ferdinando Casini e Renata Polverini

  • a
  • a
  • a

Come in tutte le «liti» che si rispettino, c'è chi parla troppo, chi parla poco e chi non parla affatto. Così, se da una parte il «caso Udc» si risolverà probabilmente oggi, quando il segretario del partito, Lorenzo Cesa che ieri ha avuto un colloquio con la presidente del Lazio, Renata Polverini, annuncerà la posizione dei centristi rispetto al governo laziale; dall'altra crescono i malumori all'interno del Pdl dalla Regione al Campidoglio. Lo scenario, insomma, sul neonato governo Polverini è più complesso che mai. Udc, innanzitutto. La soluzione più accredidata negli ambienti centristi, riuniti ieri proprio per trovare una sintesi da proporre alla direzione di oggi, è quella di ritrovare un equilibrio tra alleati con due assessorati e la presidenza del Consiglio regionale. Una via, questa, percorribile con l'uscita dalla neogiunta di Stefano Cetica che passerebbe dalla guida del Bilancio al ben più strategico ruolo di segretario generale della Regione. In questo modo si «libererebbe» un posto in pantaloni per l'Udc, al quale potrebbe andare Aldo Forte. Per la donna centrista entra nel totonomine, Dorina Bianchi. Alla presidenza del Consiglio andrebbe Rodolfo Gigli, che potrebbe essere comunque il candidato di «bandiera» dell'Udc qualora saltasse ogni ipotesi di accordo. Ipotesi, queste, tracciate proprio dal segretario regionale centrista, Luciano Ciocchetti che si lascia andare a uno sfogo: «Siamo delusi ma non ancora pentiti». A meno che gli ex azzurri non rinuncino alla vicepresidenza della Regione, affidata (ufficiosamente) a Fabio Armeni, uno dei due «rapprensentanti» di Roma e Provincia nella giunta Polverini. Difficile tuttavia un passo indietro sulla seconda poltrona della Pisana. Ma se il «caso Udc» si risolverà probabilmente con la direzione del partito di questa mattina, si complicano, e non poco, le vicende interne al Pdl, compresa la querelle aperta con Frosinone che pretende un posto in giunta. Ieri un'altra conferenza stampa degli «esclusi», ribattezzati dall'ormai ex consigliere regionale Pdl, Donato Robilotta «i non allineati del Pdl» che chiedono a gran voce un intervento di Berlusconi sul partito romano e laziale. Non si definiscono «corrente» ma a guardarli tutti insieme intorno al tavolo si pensa inevitabilmente al «peso» elettorale di un gruppo che si allarga ogni giorno di più. Agli esclusi della competizione capitolina per le Regionali, Robilotta, Desideri, Palombi, si sono infatti aggiunti il senatore De Lillo (il fratello Giuseppe è uno dei candidati "mancati") e il suo consigliere «adottato» (ed eletto) Illuzzi, il presidente della Provincia di Frosinone, Iannarilli e i consiglieri capitolini, Fioretti e Aurigemma (in rappresentanza del neo gruppo "Laboratorio Roma" di sette consiglieri comunali). Tra il «pubblico» anche qualcuno vicino a Samuele Piccolo. Il fatto, insomma, è serio. La sintesi è tutta nelle parole di De Lillo: «Faccio un appello pubblico ad Alfredo Pallone (vice coordinatore del Pdl Lazio per l'area ex Fi) di chiamarmi. Sono giorni che non si fa trovare, che non mi risponde, eppure sono stato uno dei suoi principali elettori alle Europee». Non ci stanno gli ex consiglieri regionali di Roma, esclusi (per colpa di chi?, chiedono a gran voce) dalla probabile rielezione, umiliati nell'esperienza pure preziosa nel governo regionale, inascoltati dai vertici di un partito che, troppo spesso, sembra fuggire in un silenzio assordante. Una sorte non uguale per tutti. Da giorni ormai si nota l'assenza tra «i non allineati» di esclusi d'eccezione, come Massimiliano Maselli ad esempio. Per lui del resto si profila un ruolo di tutto rispetto: sub commissario alla Sanità. Una carica che ben ricompensa l'esclusione dal tavolo regionale. Il tema però è un altro. La rappresentanza del territorio all'interno delle istituzioni. Correnti, gruppi, o comunque esponenti che parlano con migliaia di voti in tasca non ci stanno più a rimanere fuori la porta. E la «fibrillazione» arriva fino in Campidoglio. Un incontro tra i sette consiglieri comunali «dissidenti», Fioretti, Aiuti, Aurigemma, Todini, Quarzo, Angelini, Vannini e il sindaco Alemanno ha acceso i riflettori sulla giunta capitolina. A traballare sono le poltrone dell'assessore all'Urbanistica, Marco Corsini e di quello alla Casa, Alfredo Antoniozzi. Il rimpasto capitolino, annunciato da Alemanno per settembre, potrebbe arrivare ben prima.

Dai blog