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Pdl, nasce la corrente finiana

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In 75 firmano il contro documento

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"Non ho nessuna intenzione di togliere il disturbo, nè tantomeno di stare zitto. E spero che Berlusconi accetti il dissenso. Qui si vedrà se siamo un partito in cui si discute liberamente e il dissenso è legittimo o se siamo il partito del predellino in cui tutti devono essere d'accordo e dire che va tutto bene".  Queste le dichiarazioni di Gianfranco Fini nella riunione con i parlamentari a lui vicini. Il presidente della Camera ha anche spiegato di "non aver mai parlato di scissioni o di voto anticipato: se qualcuno li evoca è perchè auspica che io me ne vada". A questo proposito, la terza carica dello Stato ha anche criticato "chi in questi giorni ha cercato di interpretare il mio pensiero, andando da una parte all'altra in tv ad incendiare il dibattito".   FIDUCIA A GIANFRANCO - «In merito alle polemiche che l'incontro tra Fini e Berlusconi ha suscitato nei media e nell'opinione pubblica, riteniamo necessario esprimere solidarietà a Gianfranco Fini, contro il quale sono stati espressi giudizi ingenerosi con toni a volte astiosi». È quanto si legge nel documento di sostengno all'ex leader di An sottoscritto dai parlamentari riuniti da Fini nella Sala Tatarella della Camera. «Per parte nostra riteniamo che le questioni poste da Fini meritino un approfondimento e una discussione attenta nelle competenti sedi di partito. Nel corso della Direzione di giovedì prossimo sarà lo stesso presidente della Camera a chiarire le sue proposte, aprendo un dibattito che ci consentirà di articolare e aggiornare un progetto di rilancio del Pdl, aperto alla partecipazione di tutte le componenti del partito». «La prospettiva di un'escalation - si legge ancora - e anche il solo parlare di scissioni e di elezioni anticipate, risultano incomprensibili per noi e per l'opinione pubblica che invece si aspetta una fase più incisiva del'azione del nostro governo». «Bisogna quindi - si legge infine - riportare il confronto su un piano costruttivo, isolando quanti, più o meno consapevolmente, stanno in queste ore lavorando per destabilizzare il rapporto tra i cofondatori del Pdl. Per questi motivi confermiamo la fiducia a Fini a rappresentare tali istanze».   L'INCONTRO E LA MATTINATA- Nervi tesi tra i finiani prima della riunione convocata da Gianfranco Fini con i parlamentari ex An alla sala Tatarella alla Camera. In molti arrivano a Montecitorio parecchio tempo prima della riunione e conversano in Transatlantico o in cortile. LA POLEMICA - Il sottosegretario all'Ambiente, Roberto Menia, se la prende con Italo Bocchino e spiega: «Ho detto senza peli sulla lingua a Bocchino di smetterla perchè già ha fatto abbastanza danni, e l'ultimo caso è stata la rissa in tv cui tutto il mondo ha assistito. Sono stufo delle sue inziative e delle sue uscite - aggiunge - e non mi sento rappresentato da queste persone. Io sono leale a Fini ma anche a Berlusconi, sono al governo grazie al loro. Quindi l'ipotesi di creare gruppi separati, addirittura scissioni o uscite dal Pdl è un'assoluta sciocchezza. Io non sono nè per i ricatti nè per i doppi giochi. Voglio stare nel Pdl e dire liberamente come la penso: per esempio - ribadisce - voglio avere la libertà di dire che la legge sulla cittadinanza breve io non la condivido affatto».   POLITICI SUL PIEDE DI GUERRA - Sulla stessa linea anche Amedeo Laboccetta: «Io voglio stare nel Pdl - attacca - e poter discutere, non voglio organizzare gruppi di pressione». E ancora: «il Pdl non è una caserma: io esprimo tranquillamente il mio pensiero. Bisogna fermarsi, la partita va giocata fra qualche anno. Ascoltiamo i nostri elettori». Passa Fabio Granata e scherza: «scusate compagni...». Intanto dall'ingresso esterno del palazzo dei gruppi di Montecitorio, dove sono raccolti i giornalisti tenuti a distanza dalla sala Tatarella, si vedono entrare Mirko Tremaglia e, poco dopo Maria Grazia Siliquini. «Io - dice lei - sono per lavorare con Fini all'interno del Pdl. Sono qui per ascoltare ma in ogni caso bisogna tenere conto del fatto che Fini ha fatto dei passi importanti, ha sciolto An, ricordiamocelo». Duro Luca Barbareschi: «Il Pdl non esiste - attacca - è un partito mai nato. Credo che Berlusconi abbia bisogno di consiglieri più sinceri con lui, il Paese ha bisogno di un cambiamento, di una rivoluzione etica oltre che economica». VERTICE A PALAZZO GRAZIOLI - Dopo gli sviluppi della giornata Berlusconi ha convocato a palazzo Grazioli il vertice di maggioranza per discutere la preparazione della direzione nazionale e la questione Fini. Alla riunione per la Lega ci sono i ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni, la vice presidente del Senato Rosy Mauro; per il Pdl sono presenti il coordinatore nazionale Denis Verdini e il sottosegretario Aldo Brancher. Giunti anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il coordinatore nazionale del Pdl Sandro Bondi, il ministro Altero Matteoli e il sottosegretario alla Presidenza, Paolo Bonaiuti.

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