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Berlusconi prepara le sanzioni

Il premier Silvio Berlusconi

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L'indicazione che è arrivata a tutti è: «Niente mediazione». Anche gli ambasciatori si sono arresi. Ritirati nelle rispettive sedi diplomatiche ad attendere gli eventi. Berlusconi non vuole trattare. La linea è chiara: «Fino a giovedì non facciamo nulla, ascolteremo Fini che cos'ha da dire e vedremo». Punto. Anzi, il Cavaliere prova anche un certo fastidio a sentir parlare di Fini. Non vuole sentire neppure il suo nome. È rimasto impressionato dalla puntata di venerdì sera de «L'ultima parola», quella dello scontro tra Bocchino e Urso contro Santanché e Lupi. Silvio considera quello che ha visto una autentica aggressione dei due finiani ai danni di due esponenti politici a cui tiene in modo particolare. Li ha chiamati entrambi, si è complimentato e ha anche detto loro che funzionano molto bene come coppia, quindi pensa di riproporli in tv. Sabato ha chiesto alla Santanché di seguirlo nei vari appuntamenti pubblici e, visto che il Cavaliere non fa mai nulla a caso, il messaggio politico era chiaro: lei non si tocca. La puntata del programma di RaiDue segna però per il premier un punto di svolta. Come se si fosse superato il segno. Come se si fosse arrivato a un punto non più accettabile. Per questo vuole mandare un segnale chiaro e sta studiando se e come sia possibile far scattare sanzioni disciplinari all'interno del Pdl per il vicecapogruppo e per il viceministro. Il messaggio che è partito da Arcore inoltre è stato quello di non raccogliere altre provocazioni, di non rispondere ad altri attacchi. In altre parole di non dare adito a ulteriori appigli. Dunque, l'ordine è lasciare Fini a cuocersi nel suo brodo. Visto che, e di questo Berlusconi ne è convinto, la scissione non sarebbe compresa dagli elettori del Pdl. Ma c'è di più. Il premier ieri ha annullato gli impegni internazionali per il blocco dei voli in Europa. Ha staccato in parte con la politica visto che è rimasto a casa per una tranquilla domenica con i figli. Da oggi si cambia, vuole arrivare a una vera e propria resa dei conti, uno showdown definitivo con Fini. Non una pace raffazzonata, un accordicchio di poco conto. Vuole soprattutto che Fini sia messo spalle al muro.   Non può continuare, è il ragionamento di Berlusconi, ad avere un ruolo istituzionale e poi decidere politicamente. Non può stabilire il voto segreto alla Camera trincerandosi dietro al suo ruolo superpartes e poi chiedere più posti nel Pdl, voler discutere delle nomine e stabilire anche il calendario del governo. E siccome il momento è delicato anche i pontieri lanciano appelli affinché si abbassino i toni. Gianni Alemanno per esempio si rivolge alle due «fazioni», in campo: «La riunione della direzione del Pdl di giovedì prossimo è un appuntamento di grande importanza, perché questo è il luogo naturale del confronto interno al nostro partito per compiere le importanti scelte politiche che abbiamo di fronte». «Dobbiamo - continua il sindaco di Roma - quindi arrivare a questa scadenza con il massimo della serenità, tenendo al centro del confronto esclusivamente le ragioni della politica e del buon governo dell'Italia. Per questo tutti i dirigenti del Pdl devono evitare toni di polemica che rendono inevitabilmente più difficile e irrazionale il confronto». Infine un ulteriore appello: «L'acuirsi di divisioni all'interno del Pdl non giova certamente al nostro partito e non aiuta la stabilità del governo, mentre un Pdl più consapevole della propria strategia sarà un elemento di forza per tutto il centrodestra e per il cambiamento dell'Italia», conclude. E anche Altero Matteoli, ministro di peso tra gli ex An, si muove nella stessa direzione: «In vista della direzione nazionale del Pdl di giovedì prossimo occorre stemperare le tensioni, rifuggendo da inutili protagonismi mediatici e concentrandosi possibilmente su un documento politico e programmatico su cui costruire il più vasto consenso».

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