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Fini, i dissidenti frenano e Berlusconi tira dritto

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Hanno fatto fatica pure a mettersi d'accordo sul ristorante. Avevano prima scelto di vedersi in un ristorante vicino all'Ara Pacis, in un ristorante che ha un nome che è tutto un programma: Capricciosa. Poi però, visto l'assalto di giornalisti e cameramen hanno deciso di spostarsi su un altro locale, Clemente alla Maddalena. Quel che è certo è che i finiani si muovono piuttosto male per le strade di Roma, visto che i cronisti li beccano subito. Perdono pezzi per strada. Al pranzo dei senatori che fanno riferimento al presidente della Camera dovevano essere in quattordici ma erano in otto visto che, dicono, sei non hanno potuto partecipare per il blocco degli aerei. In verità era chiaro già in partenza che il gruppo era diviso, sfilacciato e soprattutto per nulla sulla linea di tenere alta la tensione sino alla direzione di giovedì per avere maggiore potere contrattuale. Per dirla chiara, per nulla d'accordo con la linea annunciata da Italo Bocchino, l'unico finiano rimasto a parlare di gruppi autonomi anche se è ben difficile che agisca senza l'avallo politico del capo. I senatori addirittura dicono che di scissione non se ne parla neppure. Anzi, quando i cronisti ventilano l'ipotesi sembrano cadere dalle nuvole. Due erano i promotori dell'incontro: i sottosegretari Andrea Augello e Pasquale Viespoli. Quest'ultimo spiega: «I temi che Fini ha posto hanno avuto già alcune conseguenze politiche: nella riunione dell'ufficio di presidenza del Pdl di fatto è emerso un orizzonte congressuale. È molto importante aver riportato il dibattito nella sede propria, quella del partito e le posizioni di Fini ne sono state l'anima». Insomma, altro che «questioni personali», nel confronto che si è aperto nel Pdl «è riconosciuta la piena legittimità delle posizioni del suo cofondatore», poi, certo, «la politica è fatta di persone, e quindi di rispetto, considerazione, dignità», è la riflessione di Viespoli. Andrea Augello allontana l'ipotesi di gruppi autonomi: «Non ora», dice. Si mostra fiducioso sulla linea opposta a quella di Bocchino, meglio la trattativa: «Nell'ufficio di presidenza Berlusconi ha mantenuto i toni bassi», dice il sottosegretario alla Funzione Pubblica. Per Giuseppe Valditara, che fu tra i fondatori dell'associazione tatarelliana «Oltre il Polo» (il primo embrione del Pdl), la riunione non «ci trova impreparati perché da tempo abbiamo realizzato a palazzo Madama un coordinamento, non solo di ex An o cosiddetti "finiani", per discutere e riflettere». Non un «gruppo» parlamentare, insomma, ma un'area che vuole far sentire la sua voce dall'interno. E su questa linea c'è una sponda anche alla Camera: Laboccetta e Menia la pensano pressappoco così. A questo punto insomma è necessario prima di tutto che all'interno dell'area finiana si arrivi a un chiarimento perché la divisione di vedute è ormai evidente. Se ne parlerà nella riunione che terranno gli uomini del presidente della Camera martedì prossimo. Alla fine viene firmato un documento con il quale si esclude esplicitamente il gruppo autonomo. Al punto che capogruppo e vice, Gasparri e Quagliariello, si complimentano: «È un invito all'unità» Fra i firmatari della dichiarazione finale,c'è chi chiede di richiamare qualche deputato «troppo esuberante» ad una maggiore cautela. Antonio Paravia, per esempio, è lapidario: «Io - dice Paravia - certe battute di Bocchino o certe dichiarazioni di Granata non le condivido affatto. Sarà che sono senatore e l'età aiuta a essere più riflessivi. Sarebbe bene che lo fossero anche i deputati». Più chiaro di così...

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